di Andrea Di Bella
Nei giorni scorsi ed anche nelle scorse ore il sindaco di Paternò Mauro Mangano, attraverso alcune pubblicazioni sui social network, ha reso note alcune imminenti scadenze amministrative in fatto di lavori pubblici (lo ricordiamo per chi non lo sapesse ancora: a Paternò l’assessore ai lavori pubblici e al bilancio è proprio il sindaco). Parliamo di una proposta di delibera di giunta municipale avente come oggetto la “Costruzione della sede stradale di prolungamento di via Michelangelo Buonarroti” in zona Scala Vecchia, ed altre due delibere di giunta che recitano rispettivamente “Approvazione progetto preliminare dei lavori di manutenzione stradale di un tratto di via Romiti” e “Manutenzione stradale di via Sella”. Tutte intenzioni buone, per carità. Ed intanto le domande al primo cittadino sono due, sia pure si tiene conto del fatto che il sindaco legge tutto ma non risponde mai ai giornalisti (quanto meno ai non amici). Prima domanda: se è vero com’è vero che il bilancio dell’Ente comunale è un bilancio che fino a poche settimane fa rischiava di essere chiuso in disavanzo (e che rischiava di far crollare nel baratro della bancarotta l’intera città, tanto da avere costretto l’amministrazione ad imporre al consiglio un aumento totale della tassa sul reddito per tramite dell’addizionale comunale sull’Irpef), com’è possibile oggi promuovere attività infrastrutturali significative, sia pure di media portata? Da dove arrivano i soldi? Ed ancora: è vero che ogni investimento per la città, sia pure timido, è comunque aprezzabile. Ma quanto costa e quanto è costato in termini di arretramento economico-sociale l’inattività totale di questa amministrazione? Se da una parte si progettano realizzazioni di tipo infrastrutturale (l’unico cantiere degno di nota è stato finanziato con 1milione e 200mila euro in piazza Indipendenza, merito dell’amministrazione precedente di centrodestra), dall’altra parte cosa si offre alla città? Una Fiera di Settembre svenduta al migliore offerente, totalmente priva di seria attrattiva per gli investitori privati, in preda ai soliti burloni di turno (per non dire bulloni)? Oppure una Roccanormanna progettata (dice l’assessore Campisano) e poi sfumata, perchè quegli “irresponsabili” dei consiglieri comunali avevano tolto il salvadanaio all’amministrazione (dimezzamento Irpef allo 0,4%) prima che quest’ultima se lo riprendesse con la forza? I cantastorie e Giovanni Calcagno, pagati 18mila euro con una delibera approvata in tutta fretta il giorno dello scorso Capodanno? O cos’altro? Interrogativi seri ai quali sarebbe il caso seguissero serie risposte.
Ed intanto una domanda anche ai paternesi: preferite lasciarvi ammaliare da due o tre annunci roboanti, fini a se stessi? Oppure preferireste guardare da lontano la città e vedere in che misero buco si è cacciata? Il buco dell’indifferenza istituzionale (a tutti i livelli) e dell’inutilità amministrativa, fatta di giochi di forza improduttivi che avvelenano ancor di più un clima già abbondantemente compromesso. Il rifacimento di una strada cittadina è l’abc dell’amministratore del post duemila. Nulla di eccezionale, quindi. Quando si parla di un assetto urbano civile si parla di ordinaria amministrazione, sia chiaro. Una città come la nostra avrebbe bisogno di una efficace programmazione (che non c’è state e non c’è) e di una chiara visione di rilancio economico complessivo. Finchè avremo un sindaco che baratta posti in giunta e di sottogoverno in cambio dei voti necessari in Consiglio Comunale per aumentare nuovamente l’addizionale Irpef (senza i quali proventi ha dimostrato di non volere e sapere amministrare), non avremo altro che aspettarci che la solita tiritera: lavoretti extra in vista delle prossime elezioni.