di Daniele Lo Porto
Rosario Crocetta deve andare a casa. Indipendentemente dalla telefonata (vera, presunta o inesistente) intercorsa col suo medico del cuore, il dottor Tutino. Deve andare a casa perché al di là di alcune roboanti frasi da Don Chisciotte, non ha fatto nulla in quasi tre anni di gestione schizofrenica della Regione Siciliana. Deve andare a casa perché la sua incapacità è riuscita a far capire l’inutilità del sacrificio a Lucia Borsellino, che non si era arresa neanche davanti l’autodistruttiva gestione di Raffaele Lombardo, certo non da meno del politicante di Gela per incapacità amministrativa e rotazione di assessori, elementi che sono una evidente cartina di tornasole di un malessere diffuso.
Rosario Crocetta deve andare a casa perché si ritiene vittima di complotti interplanetari e di gossip. Lo dice proprio lui che in ogni vicenda, politicamente rilevante o storicamente irrilevante, inserisce sempre particolari da chiacchere tra comari. “Tutino è eterosessuale”, pare che abbia detto urbi et orbi, come se questa fosse una circostanza che da sola sancirebbe l’inesistenza della famosa telefonata o traccerebbe un confine nel suo rapporto con il chirurgo estetico, del quale sono agli atti telefonate non meno inquietanti di quella che sembrerebbe essere scomparsa nel nulla. Paradossalmente, l’imbarazzante scoop de L’Espresso (imbarazzante perché della telefonata, come detto, pare non esserci traccia concreta) ha finito con il rafforzare la posizione del presidente della Regione, distogliendo l’attenzione dalle vere e consolidate incapacità del Governo regionale, come la così detta riforma delle Province, che sarà approvata in fretta e furia senza alcun confronto al di fuori del ristretto gruppo di maggioranza costituito da elementi che mirano solo a difendere il proprio cospicuo stipendio per i prossimi due anni. Riforma delle Province che ha l’unico scopo di sottomettere cariche e potere amministrativo agli umori delle segreterie di partito. Strano che i grillini si siano accodati ad un progetto così antidemocratico, con la scusa di risparmiare qualche euro. Questa benedetta (o maledetta, a seconda dei punti di vista) telefonata allunga la vita politica di un governatore fantasma, inutile e dannoso per la Sicilia e i siciliani.