Quando Berlusconi disse: “L’Italia non si vende”. E lo fecero fuori

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Un’immagine di Silvio Berlusconi durante una seduta di Consiglio dei capi di Stato e di Governo europei nel 2010, quando era presidente del Consiglio.

Alessandro Sallusti ne ha parlato questa mattina sul Giornale: “Estate 2011, l’Italia è stata artificiosamente portata da Germania e Francia in condizioni psicologicamente simili a quelle della Grecia di oggi. Ricordate? Spread a 500, voci su casse vuote e stipendi pubblici a rischio. Berlusconi, premier in carica, viene convocato di notte in una riunione straordinaria durante un vertice G8. Presenti Merkel, Sarkozy, Zapatero e Obama. Ordine del giorno: l’Italia, se non vuole andare in default, deve accettare un prestito del Fondo monetario internazionale. Tradotto: rinunciare alla sua autonomia e mettersi nella mani di una troika che penserà al nostro bene.

Vengono offerti prima 30, poi 50 miliardi. Berlusconi rifiuta, spiega che le cose non stanno così, ma questi insistono. La Merkel rilancia: 70 miliardi. Berlusconi alza i toni. I miliardi diventano 90. Lui si indigna, cerca sponde, Obama è imbarazzato – «sembrava dalla mia parte» mi disse il presidente – ma non ha il coraggio di sospendere l’asta. Berlusconi si alza e se ne va alzando la voce: «L’Italia non è in vendita». Come ormai noto, il problema Germania e Francia lo risolsero in altro modo. Visto che non riuscirono a comprare l’Italia, via Napolitano si vendettero Berlusconi. Da allora il voto non ha più contato nulla, come oggi in Grecia. Ci hanno dato prima Monti, poi Letta e ora Renzi, e per di più le cose sono solo peggiorate. Pensiamoci. È questa l’Europa – ed è questa l’Italia – che avevamo sognato?”

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