Sicilia. Il taglio di giunte e Consigli solo propaganda

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Nello Musumeci

di Andrea Di Bella

Il 12 Febbraio scorso è stata bruciata l’auto del candidato sindaco di Carini, in Sicilia, Ambrogio Conigliaro. Lo scorso 21 Febbraio è stata bruciata l’auto del sindaco di Acireale, Roberto Barbagallo. Bruciate anche le auto al sindaco di Adrano, Pippo Ferrante e al sindaco di Santa Maria Di Licodia, Carmelo Mastroianni. L’elenco potrebbe continuare. Poi ci sono dei costi: l’Assemblea Regionale Siciliana è il Consiglio Regionale italiano più pagato in Italia e in Europa. L’Ars costa, a ogni contribuente, cinque volte il consiglio regionale lombardo e più del doppio di quello laziale e piemontese. Costa complessivamente ai siciliani qualcosa come 167,5 milioni di spese correnti. Per il personale, spende 40,4 milioni di euro. Altre voci, meno corpose ma emblematiche, balzano davanti agli occhi nel raffronto fra l’Ars e gli altri consigli. E non è soltanto quella relativa ai costi della buvette che, malgrado i recenti tagli ai cosiddetti “buoni pasto” dei deputati, nel non lontano 2012 ha gravato sulle casse per oltre 925 mila euro, più o meno 77 mila euro al mese. Le spese di rappresentanza, per dire, pesano sul bilancio di Palazzo dei Normanni per 342 mila euro: oltre dieci volte in più della Puglia (26 mila euro) e ben trenta volte in più della virtuosa Emilia-Romagna.

Ecco. Detto questo, sapete cos’ha fatto l’Assemblea Regionale Siciliana l’altroieri? Ha operato dei cosiddetti “tagli ai costi della politica” per “omologarci al resto d’Italia”. Bene, diranno tutti. Non è esattamente così. Sapete perchè? Perchè l’Ars ha tagliato “solo” 48milioni di euro a sindaci, consiglieri comunali e componenti delle giunte, sottraendo il 20% da tutte le indennità municipali e il numero di consiglieri e assessori. Morale della favola: col sedere degli altri è sempre meglio. Domanda: Questa sarebbe la spending review? Abbassare le indennità dei consiglieri comunali in Sicilia (l’ultimo anello della catena istituzionale della Regione), mentre i parlamentari regionali, la giunta, il presidente e i dirigenti dell’Ente Regione percepiscono centinaia di migliaia di euro l’anno? Mi sorprende l’ex candidato governatore in Sicilia Nello Musumeci, promotore di questo inutile provvedimento. Un galantuomo che si scandalizza quando ad essere toccate sono le province – la cui riforma spot s’è persa – mentre non ha nulla da dire quando ad essere colpiti sono consiglieri comunali, assessori e soprattutto sindaci che si assumono responsabilità enormi ogni giorno, a strettissimo contatto coi cittadini nei territori. Responsabilità civili, amministrative ed anche penali. Per non contare il rischio incolumità fisica. Per non contare la rappresentatività dei cittadini, sacrificata in modo indicibile peggio che con l’abolizione delle province. A Paternò infatti, prima della riforma, vi erano 30 consiglieri comunali. Ogni consigliere rappresentava 1633 cittadini (già un numero incredibile, se pensiamo che ci sono in Assise anche consiglieri eletti con appena 100 preferenze). Con l’attuale riforma, i cittadini paternesi rappresentati per ogni consigliere saranno 2041. È vero che saranno “risparmiati” 48milioni di euro. Com’è anche vero che chi legifera dovrebbe essere il primo a dare l’esempio. Anziché tagliare agli altri le indennità, i parlamentari dell’Ars perché non si tagliano loro per primi l’assegno mensile? E non del 20%, ma anche del 50%. L’attuale indennità percepita a Palermo arriva ad essere abbondantemente a due cifre. È una vergogna senza precedenti. 

La Regione Siciliana è a statuto speciale ed ha il potere di legiferare in alcune materie indipendentemente da Roma. Perchè Musumeci non propone il dimezzamento degli agenti forestali, che in Sicilia superano per intero i dipendenti della Regione Lombardia arrivando a contare un esercito di circa 22mila unità? Perché non aboliamo le società partecipate? Perché non aboliamo questi corsi di formazione professionale fasulli che hanno fatto scattare inchieste per truffe da miliardi di euro? No. Se la prendono con i consiglieri che percepiscono 500 euro al mese, nei piccoli comuni anche meno. La risposta è semplice: In questo modo si fa campagna elettorale. Ci si può fregiare di aver tagliato i cosiddetti “costi della politica”. Ma quali costi? Hanno abolito i costi più giustificabili. Questo non è un risparmio strutturale e di vero cambiamento. Questa è propaganda. 

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