Nei giorni scorsi è entrata in vigore la legge sul divorzio breve, salutata come “segno di civiltà”. Ma rispetto a cosa? Forse rispetto alla legge precedente che prevedeva tre anni per ottenere il divorzio? Chi l’aveva pensata e approvata forse era un “incivile”, che desiderava solo far del male alle povere coppie che volevano divorziare? O forse il voler dare del tempo alle due parti per pensare, far sedimentare i rancori e guardare alla realtà con serenità, per cercare anche gli eventuali spiragli per una riconciliazione, per imparare a gestire il ruolo di genitori separati senza danneggiare i figli, tutto questo era segno di inciviltà? O lo è piuttosto una legge pensata “al ribasso”, che segue la voglia (spesso i capricci) di persone che ormai pensano che i rapporti sono provvisori e quindi non vale la pena impegnarsi più di tanto? Ma quello che mi ha stupito, rammaricato e divertito nello stesso tempo è stata la notizia uscita lo stesso giorno dell’entrata in vigore, secondo cui diverse imprese medio-grandi della provincia di Verona, hanno istituito dei mini-corsi per i dipendenti con l’ausilio di avvocati, psichiatri e psicologi, per imparare a lasciarsi senza rancore e in tempi rapidi grazie al divorzio breve. Mentre la Chiesa vuole che chi si appresta al matrimonio sia aiutato a prendere consapevolezza del passo che si vuole fare e, quindi, si prepararsi per fondare la vita coniugale e familiare su basi solide e durature, la società, invece, lavora per insegnare a come separarsi ed essere “felici e contenti”. Due prospettive totalmente diverse: quella di chi vuole responsabilizzare l’uomo e renderlo maturo e capace di affrontare la vita in ogni suo passaggio e chi fa di tutto per deresponsabilizzarlo non permettendogli di essere consapevole e togliergli la libertà, la capacità di intendere e di volere e, quindi, la libertà. Certo nel primo caso occorre coraggio, disponibilità di tempo e risorse, sacrificio, ma è normale in chi crede nella forza e nella profezia dell’educazione; nel secondo caso non occorre far nulla, basta adeguarsi alle mode e ai capricci, senza nessun impegno e fatica.
Padre Salvatore Alì