di Marco La Boccetta
Vox populi vox Dei. E per tal ragione non ci arroghiamo l’inesistente diritto di esprimere un parere di giudizio circa la volontà degli elettori campani che hanno scelto Vincenzo De Luca come nuovo governatore della Regione. Ma una cosa tuttavia la si può e la si deve dire: come si comporterà il governo col neo presidente eletto ma condannato? La questione pare non turbare nessuno. Da Renzi fino all’ultima tessera del Partito Democratico, tutti salutano con un sorriso smagliante il recente risultato elettorale che ha consentito all’ex sindaco di Salerno di strappare, seppur di poco, la Regione all’uscente governatore del centrodestra Stefano Caldoro. Tra festeggiamenti e conferenze stampa, sfugge all’attenzione dei trionfanti un aspetto particolarmente rilevante – salvo che qualcuno, nell’Italia delle stranezze, asserisca il contrario – ovvero l’esistenza della legge quale fonte del diritto di primo grado nel nostro ordinamento democratico. Ed è proprio una legge che guasta la festa a De Luca: la tanto osannata legge Severino (n. 190 del 6 novembre 2012, ndr), spietata con chi non è trasparente come il mare cristallino della città di Tropea o della località sarda di Posada. Non vuole essere la nostra una esegesi giuridica in relazione alla suddetta legge. Un detto, tuttavia, appare assai opportuno: Dura lex sed lex.
Perché quindi, il governo di Matteo Renzi non provvede alla sospensione di De Luca da Presidente della Regione Campania mediante decreto come la legge impone nei confronti di chi ha ricevuto una condanna per abuso di ufficio? Guai a non avere fiducia. L’opinione pubblica è infatti convinta che il capo del governo, il quale dai palchi democratici d’Italia grida ai sette venti che “Il Partito Democratico non prende lezioni di legalità da nessuno”. Evidentemente, quindi, provvederà alla realizzazione dell’atto di sospensione rivolto a De Luca non appena questi si insidierà in Regione. La legge è uguale per tutti e talvolta, in quella culla di legalità che è il Bel Paese, la si applica anche retroattivamente per fare valere la legalità (Ogni riferimento a persone è voluto e dovuto). Probabilmente, il caso De Luca spinge la già particolare Regione qualche passo indietro nell’affermazione della legalità nelle istituzioni. Indietro, più indietro. Così indietro che è il caso di dirla alla spagnola (per andare indietro anche nel tempo) su questa strana vicenda il cui epilogo era noto: “Como queríamos demostrar” (come volevasi dimostrare).