Il Battesimo di cui abbiamo parlato, inizio della vita nuova in Cristo, nella tradizione cattolica va portato a compimento con gli altri due sacramenti dell’iniziazione cristiana che sono la Confermazione, che ne è il rafforzamento e l’Eucaristia, che nutre il discepolo con il Corpo e il Sangue di Cristo in vista della sua trasformazione in lui (vd. Catechismo della Chiesa Cattolica 1275). Ancora oggi c’è chi da’ i due sacramenti separati, prima la Comunione e poi la Cresima e chi, invece, segue le indicazioni della Conferenza Episcopale Italiana riguardo al cammino catechistico di tipo catecumenale, con la celebrazione dei due sacramenti insieme: in questo modo si recupera anche l’ordine naturale dei tre sacramenti della iniziazione cristiana. Ci si accorge, però, che in ogni caso c’è una disaffezione a questi sacramenti soprattutto nei ragazzi. Certamente gli adolescenti di oggi sono diversi rispetto al passato, ma è anche vero che hanno così tanti altri interessi, da mettere in secondo piano il cammino catechistico e gli stessi sacramenti. Si ha l’impressione che facciano un piacere ai catechisti e alla comunità. E gli stessi genitori vivono il periodo del catechismo e la celebrazione dei sacramenti, come un dovere-peso e quindi non vedono l’ora che finisca tutto per stare un po’ in pace. Vuoi mettere che non si dovrà più accompagnare il figlio alla catechesi ogni settimana, o essere obbligati ad andare a messa la domenica, o tutto lo stress per organizzare la festa del sacramento, che non ha nulla di religioso e spirituale. Pensano di “togliersi un pensiero”, ma, come dice sempre un mio catechista, non sanno che si stanno mettendo un pensiero, perché un giorno ognuno dovrà rendere conto di ciò che ne ha fatto dei propri talenti e doni ricevuti. Viene in mente la frase forte di Gesù: “Non date le perle …” a chi non le apprezza e non le valorizza. Eppure continuiamo a “perdere tempo” con ragazzi e famiglie a cui non interessa nulla né di Cristo e né dei sacramenti. Ma come dico sempre ai miei catechisti, in realtà noi non perdiamo tempo, ma impieghiamo il nostro tempo a seminare, affidando poi alla grazia dello Spirito e alla responsabilità della persona il compito di far fiorire e fruttificare i doni ricevuti. Ciò non toglie che sarebbe necessario un profondo ripensamento della pratica sacramentale, per vivere con più consapevolezza questi doni preziosi che Cristo, il crocifisso risorto ci ha donato. Ed occorre anche un rinnovamento del ruolo dei catechisti, perché sono sempre più convinto che il fallimento della catechesi dipenda molto dai catechisti che, piuttosto che essere e fare i maestrini, soprattutto oggi che hanno a che fare con ragazzi più portati a “vedere”, “toccare”, “sperimentare”, devono essere dei testimoni con la vita del Signore Gesù. Quindi catechisti che vanno a messa la domenica, che studiano la Parola, che vivono la vita della comunità e impegnati nel servizio della carità: solo così renderanno presente il Cristo nei ragazzi e li faranno innamorare di Lui.
Padre Salvatore Alì