Paternò, la verità sull’Irpef punto per punto

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di Andrea Di Bella

A Paternò il dibattito politico si concentra in questi giorni ancora sull’addizionale comunale sull’Irpef. Nella giornata di ieri l’ex candidato sindaco Nino Naso ha scritto alla nostra Redazione un comunicato attraverso il quale denunciava un non meglio precisato “inciucio” tra i consiglieri di opposizione in Assise Civica e la maggioranza che fa capo al sindaco Mauro Mangano. Mettere ordine, in ogni caso, permetterebbe ai cittadini di fare chiarezza relativamente i passaggi politici ed istituzionali. Date alla mano.

Ebbene, si iniziò lo scorso 30 settembre 2014, quando il Consiglio Comunale si espresse sull’aumento dell’addizionale comunale sull’Irpef. La maggioranza in Consiglio si è trasformata, ottenendo il voto necessario all’approvazione dell’aumento dallo 0,2% allo 0,8% attraverso il passaggio del consigliere Salvo Comis dall’opposizione alle fila del centrosinistra (Tradendo il mandato elettorale, essendo stato eletto in una lista che sosteneva alle amministrative proprio Nino Naso sindaco, ed essendo successivamente premiato da Mauro Mangano che concederà dopo poche settimane una rappresentanza politica in giunta proprio a Comis, attraverso la nomina dell’avvocato Alfredo Minutolo ad assessore, ndr). Votarono favorevoli all’aumento i consiglieri Gentile, Messina, Campisano, Cunsolo, Sambataro, Parisi, Milicia, Sciacca, Di Benedetto, Arcoria, Arena, Calabrò, Statelli e Comis, per l’appunto. Il voto di Comis fu decisivo.

Il 13 ottobre successivo il presidente del Consiglio Comunale, Laura Bottino, chiese al Consiglio Comunale di esprimersi nuovamente a proposito dell’addizionale IRPEF, e di riportarla quindi allo 0,2%. Motivo? Non erano stati conteggiati, in sede di presentazione di bozza di bilancio al consiglio comunale, circa 600mila euro di trasferimenti statali. Quindi non sussisteva nei fatti alcun pericolo di dissesto economico e finanziario dell’Ente. Tutto un trucco, verrebbe da dire, per avere più danaro in cassa. Il tutto, ovviamente, a danno dei cittadini. Si legge nella proposta di delibera del presidente Bottino: Si constata “che rispetto alla bozza di bilancio presentata in data 23/09/2014 (quindi immediatamente prima dell’adozione della deliberazione sulle aliquote sull’addizionale comunale IRPEF, ndr), si riscontra nel successivo schema di bilancio approvato dalla G.M. con atto deliberativo n.277 del 07/10/2014, una notevole differenza nelle somme totali delle Entrate ed Uscite”; e che “Verificato che il Comune di Paternò è destinatario di ulteriori trasferimenti rispetto a quelli previsti nella bozza di bilancio  trasmessa al Consiglio Comunale in data 23/09/2014,  sulla scorta dei disposti normativi e degli importi indicati nel prospetto allegato al presente  atto per farne  parte integrante e sostanziale, e che si può razionalizzare ulteriormente la spesa da prevedere nel bilancio di previsione 2014″. Quindi, la presidenza del consiglio comunale chiede di “Annullare la deliberazione consiliare n.84 del 30/09/2014″, riportando quindi l’addizionale IRPEF allo 0,2%.

Il 23 ottobre anche i Revisori Contabili dell’Ente (eletti dal Consiglio Comunale, quindi organo sopra le parti), smentirono clamorosamente la tesi del dissesto finanziario che fu più volte paventato per esercitare terrore psicologico in taluni membri dell’assise fortemente interessati da tale eventualità. Ed aggiunsero di più. Scrivevano i Revisori: “La violazione delle norme dell’ordinamento finanziario e contabile oltre che dei principi di contabilità degli enti locali, costituiscono per questo Collegio motivazione più che sufficiente per annullare l’atto deliberativo” (dell’aumento dell’addizionale allo 0,8%, ndr). Risponde il presidente del Consiglio Comunale, Laura Bottino, che ha proposto una contro-delibera per annullare l’addizionale: “Adesso inoltriamo tutto alla commissione bilancio e avviamo i lavori in consiglio. Volevamo accertare – e così è stato – che non ci fosse rischio dissesto”. La proposta di annullamento è arrivata in Consiglio e la maggioranza pose una pregiudiziale, votata in modo compatto, che non permise all’Assise di pronunciarsi sul punto. La stessa proposta fu riportata come emendamento al bilancio per ridurre allo 0,2% l’aliquota. Non passò.

Forte del parere ufficiale reso sul piano istituzionale ed agli organi di stampa dal colleggio dei Revisori dei Conti, bilancio alla mano, l’ex candidato sindaco Nino Naso si è fatto portavoce di una proposta di delibera di iniziativa popolare (prevista dall’articolo 80 dello Statuto Comunale), proponendo l’annullamento della delibera adottata sull’addizionale allo 0,8% ed un totale azzeramento dell’aliquota; in alternativa, la reintroduzione della precedente aliquota allo 0,2%. Era il 20 dicembre e solo nel primo giorno sono state raggiunte 1000 sottoscrizioni (il doppio di quanto previsto dallo Statuto Comunale). Le sottoscrizioni arrivarono a circa 6000 in due settimane. Durante lo svolgimento dell’iniziativa di cui Naso si è fatto portavoce, monitorata in modo costante da tutti gli organi di stampa della città, i consiglieri comunali di opposizione firmatisi più volte “gli 11 consiglieri comunali alternativi a Mauro Mangano”, presentarono anch’essi una proposta di iniziativa consiliare di riduzione dallo 0,8% allo 0,2%, con protocollo giorno 8 gennaio 2015 e a firma dei consiglieri Guerrina Buttò, Laura Bottino, Vito Rau, Pietro Cirino, Marco Tripoli, Nino Valore, Giancarlo Ciatto, Sergio Signorello, Turi Fallica, Ezio Mannino, Roberto Faranda. Da questa azione, con onestà intellettuale, si evincono due dati politici incontrovertibili. Il primo: il gruppo di opposizione in consiglio, lanciata l’iniziativa di sottoscrizione sull’Irpef rappresentata da Naso, non volle lasciare spazio di manovra a quest’ultimo (se fosse riuscita, ne sarebbe derivata una esposizione presso l’opinione pubblica a dir poco imbarazzante. Della serie: da dentro il consiglio non riuscite a creare le condizioni per abbassare le tasse, da fuori invece sì). Il secondo: il gruppo degli undici consiglieri comunali si espresse in modo molto favorevole all’abbassamento dell’aliquota dallo 0,8 allo 0,2%, dichiarando che: “Questa mattina (8 gennaio 2015, ndr) abbiamo protocollato la Proposta di delibera per riportare l’aliquota dell’Addizionale Irpef allo 0,2% per l’Anno 2015. La drammatica crisi economica che affligge la nostra comunità, il modo assolutamente scriteriato di spendere le risorse pubbliche da parte dell’attuale Giunta, nonchè la presenza delle somme necessarie per chiudere in equilibrio il bilancio, ci convincono sempre più che l’aliquota Irpef allo 0,8 % sia assolutamente iniqua. Vi è di più, siamo ad inizio Anno, ed un’Amministrazione efficiente  dovrebbe cominciare a fare una seria programmazione economica dell’Ente finalizzata al miglioramento di alcuni tipi di entrate, al taglio della spesa improduttiva, e alla ricerca di risorse esterne”. Morale della favola: tutti d’accordo sullo 0,2%. Domanda: perché i consiglieri comunali di opposizione che condividevano le ragioni dell’aliquota allo 0,2% non hanno sposato l’iniziativa popolare già ufficialmente inaugurata, protocollando invece loro stessi un’altra proposta identica? Se l’obiettivo era quello di esercitare quanta più pressione possibile sulla maggioranza, non sarebbe forse convenuto sposare in pieno l’iniziativa popolare dal basso?

Intanto, in data 15 Gennaio (sette giorni dopo il gruppo degli undici consiglieri), il Comitato spontaneo per la sottoscrizione di firme sull’Irpef protocollò in Comune la proposta di deliberazione su iniziativa popolare, rilasciando anche le prime 1280 firme risultato della sottoscrizione appena conclusa. Firme che sono state validate e trasmesse insieme alla proposta al primo cittadino in data 20 Gennaio, richiedendo che venisse predisposta – come previsto da Statuto – un’audizione per sentire i rappresentanti dei cittadini firmatari. Non avendo ottenuto nessuna risposta, in data 26 gennaio fu inviato un ulteriore sollecito a che si tenesse un incontro tra le parti. (In data 9 Febbraio ulteriori 1177 firme furono depositate in Comune, con allegato l’ennesimo sollecito). Nessuno rispose per i successivi sessanta giorni (termine entro il quale espletare le procedure, come da Statuto Comunale), né fu calendarizzata la trattazione del punto in Consiglio Comunale. Un atteggiamento tale da spingere i rappresentanti della sottoscrizione di firme – Nino Naso in testa – a denunciare il tutto al locale Comando dei Carabinieri, alla Procura della Repubblica, alla Procura della Corte dei Conti e all’Assessorato Regionale agli Enti Locali.

Giorno 26 maggio scorso (dopo l’invio da parte dei rappresentanti della sottoscrizione di firme di una missiva indirizzata ai Consiglieri Comunali, al Sindaco, al Segretario Generale e al Presidente del Consiglio Comunale, con la quale si chiedeva a quest’ultimo di tenere conto – in sede di calendarizzazione degli Ordini del Giorno – dell’inaugurazione della sottoscrizione di firme popolare antecedentemente al protocollo della proposta dei consiglieri comunali, e che non dare voce prima ai cittadini firmatari avrebbe costituito un episodio grave), in riunione dei Capigruppo in sede di redazione dei punti all’Ordine del Giorno è venuto invece fuori che la trattazione dei punti per la seduta di Consiglio per il prossimo 8 giugno è stata così prevista: 1) Trattazione proposta di delibera consiliare degli undici consiglieri sullo 0,2%. 2) Trattazione della proposta di delibera di iniziativa popolare sull’addizionale Irpef azzerata o allo 0,2%. In quest’ordine perché si è tenuto conto della data di immissione al protocollo dell’Ente. Se ne converrà, in modo chiaro ed incontrovertibile, che la linea di tutto il Consiglio Comunale è una: lasciare fuori dal dibattito politico la trattazione della proposta di iniziativa popolare mettendo al centro una proposta tutta consiliare (quindi politica), aprendo una nuova trattativa più o meno taciuta nelle fasi preliminari, per riuscire a trovare un punto di mediazione tra maggioranza ed opposizione (dove per opposizione si intende più o meno il gruppo degli undici consiglieri o ciò che ne rimane, più i consiglieri Virgolini, Condorelli, Rinina e Rapisarda, questi ultimi non nuovi a pratiche collaborazioniste col centrosinistra di Mauro Mangano. Non del tutto pervenuta la tendenza in assise del consigliere Furnari). Risultato: trovare una intesa bipartisan sulla riduzione dell’aliquota Irpef (verosimilmente allo 0,4%) con voto quasi unanime dell’Assise.

Morale della favola: una addizionale Irpef allo 0,4% è sempre meglio di un’addizionale Irpef allo 0,8%. Su questo nessuno discute. Com’è anche vero che un’addizionale Irpef allo 0,2% è anche meglio di quella allo 0,4%. Una proposta di riduzione (quella allo 0,2%) condivisa negli ultimi mesi – e pubblicamente – proprio dai consiglieri comunali che oggi si dicono offesi (senza mai essere stati personalmente attaccati né citati) dalle parole espresse da Nino Naso nei suoi ultimi comunicati. Peraltro sul social network Facebook attraverso la sua pagina professionale – a riprova di quanto fin qui riportato – il dott. Salvatore Messina (componente del Colleggio dei Revisori dei Conti del Comune di Paternò) ha dichiarato: “Lunedì 8 giugno è convocato il Consiglio Comunale di Paternò per deliberare sulla riduzione dell’aliquota dell’addizionale comunale Irpef allo 0,2% per l’anno 2015. Il Collegio dei Revisori di cui mi onoro di far parte, nel 2014, aveva non solo dimostrato che non era necessario l’aumento dell’aliquota di che trattasi, ma aveva suggerito anche le modalità (autotutela) attraverso le quali era possibile ripristinare la precedente aliquota, pari allo 0,2%”. Messina, in conclusione, si lascia andare anche ad un commento personale: “Evidentemente fare vetrina in occasione delle prossime elezioni amministrative e continuare a fare ridondanti commissioni consiliari erano le priorità di chi dovrebbe pianificare e controllare le azioni a supporto delle esigenze del territorio”.

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