A Paternò va in scena la finta antimafia. Retorica e passerella per il 23 maggio

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di Andrea Di Bella

Ma quale fronte comune? Siamo al paradosso. Siamo giunti alla mafia dell’antimafia, al galoppante tentativo di visibilità ad ogni costo. In difesa di che cosa? Un’amministrazione non ha il diritto di scendere in piazza e gridare allo scandalo della delinquenza. Non l’amministrazione paternese guidata dal sindaco Mauro Mangano, che non ha mai sufficientemente adempiuto in modo autorevole, forte e significativo ai suoi principali doveri. Dopo la lettera-insulto all’intelligenza dei cittadini, attraverso cui l’amministrazione ha voluto lanciare un segnale forte contro la criminalità che in queste ultime settimane a Paternò offre uno spettacolo sempre più barbaro, non si è fatto altro che inseguire la retorica a colpi di comunicato stampa. Verrebbe da dire a colpi di crocettismo. Crocetta, un altro professionista dell’antimafia a convenienza, amico di partito del sindaco di Paternò, che ha forse insegnato ai suoi colleghi come ci si comporta: frasi ad effetto (non per tutti) e poi azioni di governo scellerate che quasi aizzerebbero la folla almeno alla forte protesta sociale.

Il prossimo 23 maggio tutti in piazza con sindaco, amministrazione, istituzioni della città. Anche l’opposizione consiliare si è lasciata ammaliare dal canto della sirena. Ma quali divisioni e quali unioni? Ma quale manifestazione? Qui serve un’attività massiccia delle forze dell’Ordine ventiquattrore al giorno, con le forze municipali a spalleggiare sul campo gli uomini di Polizia e Carabinieri. Posti di blocco ad ogni ora del giorno e della notte, pattugliamenti costanti nelle zone nevralgiche della città, in centro come in periferia. Richieste urgenti al Prefetto o anche al Governo Nazionale, vista la situazione. La città vive giornalmente il rischio di divenire un campo di battaglia: tra regolamenti di conti tra i clan e i commercianti massacrati dalla malavita, si è giunti perfino alla paura di uscire di casa in tarda ora. E c’è chi pensa alle passeggiate della legalità. Una domanda: dove passeggiava l’amministrazione quando a Palermo firmavano il decreto di chiusura del nostro Punto Nascite? Questa non è una marcia per la legalità. Questo è l’ennesimo atto di spocchia di un sindaco che inizia la campagna elettorale. 

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