Se c’è una caratteristica della Chiesa apostolica è che non era una Chiesa introversa, rinchiusa in se stessa, ma piuttosto estroversa e impegnata in una evangelizzazione, che portava gli apostoli ad essere continuamente in cammino per far giungere il Vangelo dovunque. Lo vediamo oggi in Atti 16, 11-15 con Paolo che giunge, dopo aver fatto vela per diverse città, a Filippi, in Macedonia, dove apre il cuore alla Parola, di una donna chiamata Lidia. Gesù, del resto, aveva detto ai suoi discepoli che gli avrebbero dato testimonianza perché erano stati con lui fin dal principio (Gv 15, 27). La Chiesa è per sua natura missionaria; ogni battezzato è chiamato a dare testimonianza di Cristo in ogni luogo, nonostante il rifiuto e la persecuzione che potrebbe incontrare. L’ansia missionaria deve caratterizzare la pastorale delle comunità cristiane, anche se spesso si preferisce rimanere dentro il recinto sicuro della parrocchia e lasciare che il mondo si smarrisca dietro le sue false verità. Per questo Papa Francesco insiste che la Chiesa deve essere casa dalle porte aperte affinche chiunque possa trovare in essa rifugio, aiuto e conforto; e, nello stesso tempo, “Chiesa in uscita” verso le periferie esistenziali del mondo, per dare ad ogni uomo la speranza di una vita nuova e più umana.《Si “esce”, ci si mette in “esodo”, quasi nomadi itineranti con Gesù in cammino sulle strade del mondo, per donare a tutti, non una semplice dottrina o un insieme di norme etiche (pure necessarie), ma, molto di più, la “gioia liberante del Vangelo” che ci ha cambiati dentro e ci cambia continuamente》, così in Papa in Evangelii gaudium 20. È tempo, dunque, che nelle nostre parrocchie, si passi da una pastorale di conservazione, ad una pastorale di missione che metta al centro il Vangelo e l’uomo, per un nuovo umanesimo cristiano.
Padre Salvatore Alì