Nella prima lettura della Messa di oggi, At 14, 19-28, si parla di Paolo e gli altri discepoli che, nonostante l’opposizione, il rifiuto, la persecuzione, passano da una città ad un’altra per annunziare il Vangelo, esortare i fratelli nella fede, confermare la testimonianza con i prodigi che operava lo Spirito per mezzo di loro. Paolo ad Antiochia rischia anche di morire perché lapidato da alcuni Giudei, ma ogni volta l’apostolo si rialza e parte per un’altra missione. È proprio edificante questo zelo dei primi cristiani che partono e ripartono nonostante i rischi e i pericoli. Per realizzare la missione affidata loro dal Signore, vale la pena rischiare anche la vita. Credo che sia questa la forza della Chiesa che, nonostante tutto quello che ha vissuto e subito in duemila anni, continua la sua presenza e la sua missione nel mondo, per mezzo di uomini e donne che per amore di Gesù e del suo Vangelo donano la vita sino alle estreme conseguenze. E non penso solo ai missionari, consacrati e laici, che partono verso i paesi di missione per portare ai popoli la luce della Parola; non parlo solamente di coloro che anche nelle nostre città donano la vita per il servizio ai fratelli nella carità; penso ad ogni battezzato che, volendo vivere con coerenza la propria fede, spesso anche negli ambienti dove vivono, sono sottoposti ad ogni forma di rifiuto, indifferenza e discriminazione solo perché sono cristiani e si comportano in modo diverso dagli altri. Dove prendere la forza perché ogni volta si possa partire e ripartire verso nuove missioni apostoliche? Dalla Parola di oggi si evince che la forza la si riceve da quella pace che scaturisce dalla certezza che le forze del male non potranno mai vincere su Cristo e la sua Chiesa e dai fratelli che con il loro amore ci aiutano a rialzarci e a riprendere il cammino. Una regola di vita cristiana che vale per tutti affinché, di fronte agli ostacoli che incontriamo, non ci scoraggiamo ma abbiamo la forza di ricominciare sempre, con rinnovato entusiasmo.
Padre Salvatore Alì