Nelle stesse ore in cui il gruppo alla Camera resiste alle sirene renziane, dispiegate in occasione della fiducia al governo sulla legge elettorale, dalla Puglia arriva un segnale inatteso: un appello lanciato da Raffaele Fitto ad abbassare le armi e unire le forze. Una retromarcia accompagnata da una postilla: «Tutti siano pronti a rinunciare a qualcosa con senso di responsabilità». Passano poche ore e il Tribunale di Roma dichiara inammissibile il ricorso presentato dal senatore Vincenzo D’Anna, fittiano, contro la legittimità della nomina e del ruolo ricoperto nel partito dalla senatrice Mariarosaria Rossi (che ieri ha presieduto un ufficio di presidenza al quale non è intervenuto Berlusconi) e sulla titolarità del simbolo. Una decisione che spazza via l’incognita sulla presentazione delle liste e spegne le speranze dei fittiani di poter fare proprio il simbolo di Fi in Puglia. Un punto importante a favore del partito di Piazza San Lorenzo in Lucina nelle querelle interna, tanto che la decisione viene accolta con giubilo nelle stanze del partito azzurro.