Si celebra oggi la festa di Santa Caterina, Patrona d’Italia insieme a San Francesco d’Assisi (nominata nel 1939 da papa Pio XII) e Patrona d’Europa insieme a Santa Brigida di Svezia e Santa Teresa Benedetta della Croce (nominata nel 1999 da papa Giovanni Paolo II). La prima donna che assieme a Santa Teresa d’Avila, ha avuto il titolo di Dottore della Chiesa Universale, che la Chiesa attribuisce a dei santi come riconoscimento alle loro riflessioni teologiche. Nonostante tutti questi titoli, non va dimenticato che Caterina era di origini popolane: nata a Siena nel 1347, era figlia di un modesto tintore, insieme con altri ben venticinque tra fratelli e sorelle. Nonostante fosse priva di istruzione, al punto di non saper né leggere né scrivere, Caterina fu in grado di svolgere un’azione incisiva fino alle più alte autorità della politica e delle istituzioni civili ed ecclesiastiche del suo tempo. In soli trentatre anni di vita, raggiunse le vette della perfezione spirituale; fu maestra di un numero considerevole di discepoli fra cui illustri teologi, docenti universitari, nobili di elevata cultura; fu ricevuta ed ascoltata da Papi, Cardinali, sovrani e capi di stato dell’intera Europa; si adoperò molto per la pace nella Chiesa e nella società italiana frammentata in tanti comuni in lotta tra loro. Tutto questo nel nome di Cristo, il suo amato Sposo. Una donna credente che ha amato non solo la Chiesa ma anche la società nella quale viveva e per la quale ha lavorato infaticabilmente ottenendo rappacificazione, pace e prosperità. Quanto è eloquente, anche per noi, la testimonianza di questa Santa che ci dice che si può essere cristiani e amare l’uomo impegnandoci per la sua promozione. Siamo chiamati ad amare la “Città di Dio” e nello stesso tempo lavorare affinché la Città dell’uomo”, il mondo in cui viviamo diventi sempre più umano, più civile, più giusto. Nello stesso tempo, però, quanto è distante la grandezza di questa Santa da quei pseudo-cristiani che in forza di una falsa laicità si discostano da questi principi irrinunciabili e non negoziabili, facendo scelte culturali che non contraddicono tanto ai principi di una determinata visione religiosa della vita, ma si oppongono ai costitutivi dell’uomo. Non dimentichiamo che se si è veri cristiani, si è anche dei buoni cittadini, ecco perché non si può e non si deve essere sospettosi dei cristiani, ma lavorare insieme, laici e credenti, per il bene comune.
Padre Salvatore Alì