Durante il Giubileo del 2000 il santo Papa Giovanni Paolo II volle una giornata della memoria e del perdono: purificazione della memoria, per liberare la coscienza personale e collettiva da tutte le forme di risentimento o di violenza, che le colpe del passato può aver lasciato, per giungere ad un riconoscimento di colpa ed arrivare alla riconciliazione. Fu un evento storico perché mai, nessun Papa aveva chiesto perdono per le colpe dei cristiani nel corso dei due millenni e, nello stesso tempo, toccante e incisivo per la fede della Chiesa e la storia del mondo. Ha fatto bene Papa Francesco, domenica scorsa, a chiamare col suo nome la tragedia che ha coinvolto il popolo armeno nel 1915-1916: l’ha definita un genocidio, il primo dei tre genocidi, insieme a quello nazista e comunista, che hanno macchiato la storia dell’umanità nel XX secolo. Fa male, invece, la Turchia ad ostinarsi a non voler riconoscere che quello sterminio perpetrato nei confronti degli armeni, deportati verso l’interno dell’Anatolia e massacrati lungo la strada durante le cosiddette marce della morte. Ci vuole proprio faccia tosta o cattiva fede nel negare l’eliminazione di 1.500.000 di armeni. Che cosa fu la conseguenza di una epidemia influenzale? E come si può dire che le parole del Papa sono solo calunnie, che discriminano i musulmani? Da quale minbar (pulpito) viene la khutba (predica), con quello che avviene in tutti i paesi islamici dove i cristiani sono discriminati, ghettizzati e perseguitati. Sarebbe un bel gesto di umanità e civiltà, dopo 100 anni, riconoscere gli sbagli dei propri antenati e chiedere perdono agli armeni e all’umanità intera, per guadare avanti con rinnovato impegno verso la costruzione di una società più giusta, più rispettosa e pacifica. Mi sorge un sospetto: quando non si vuole riconoscere le proprie colpe e chiedere perdono, non è forse perché si vuole avere la possibilità di continuare a fare il male? Del resto che cosa avviene ancora oggi nei paesi islamici? Come ha sempre detto Papa Francesco, un quotidiano genocidio di cristiani perseguitati e uccisi, in tante parti del mondo? Di fronte a tutto questo mi chiedo come è possibile pensare di far entrare nell’Unione Europea un paese come la Turchia che, anche in questo caso, sta dimostrando di essere tutt’altro che un paese moderato e civile? A chi di competenza, la decisione.
Padre Salvatore Alì