I nuovi media, tecnofilia o tecnofobia? Il contributo empirico degli esperti del mondo della radiofonia sui principali cambiamenti apportati dal computazionale alla prospettiva mediatica globale.
di Eliana D’Alessandro
Laddove la simultaneità intercognitiva dei nuovi supporti mediatici moltiplica ed estende le possibilità conoscitive ed operative, configurandosi come effetto positivo dell’ imprevedibile convergenza evolutiva instauratasi negli ultimi due decenni tra le funzionalità classiche dei media e le svariate ed ancora in parte inedite potenzialità del computazionale, declinato in tutte le sue forme, emerge tuttavia una modificazione prima d’ora impensabile della prospettiva mediatica globale presente e futura . Ne deriva a sua volta, una generale riconfigurazione del paradigma della comunicazione che, viene cosi ad assumere al pari di un puzzle, un’aspetto nuovo e poliedrico, in cui ogni tessera è parte di un totalità sottoposta ai ritmi di un perenne mutamento. Scegliendo la riflessione critica come luogo privilegiato in cui trovare risposta agli innumerevoli interrogativi originati dalle peculiari modalità, nonchè dagli esiti operativi dei digital media, il prossimo 17 aprile alle ore 17, la sala auditorium dei Viagrande studios ( sito a Viagrande in via F . Baracca) accoglierà una numerosa platea composta da esperti afferenti al mondo della radio e dell’editoria, per dar voce alla seconda edizione di un incontro-confronto moderato da Ubaldo Ferrini e Paola Quattrocchi. L’iter dialogico che caratterizzerà la seconda edizione del meeting della Comunicazione Radiofonica, organizzato da Radio Academy in collaborazione con Viagrande studios, si snoderà attraverso la formulazione di ipotesi- risposta inerenti ai suddetti cambiamenti, muovendo da una riconcettualizzazione coerente dell’identità dei nuovi media, al fine di comprenderne le dinamiche in atto, cercando per quanto possibile di delineare preliminarmente nuove e piu adeguate strategie comunicative.
Tecnofilia o tecnofobia? Come conciliare le esigenze comunicative con le possibilità offerte dai nuovi sistemi interattivi? Lo abbiamo chiesto ad un esperto del mondo della radiofonia che sarà ospite al secondo meeting della Comunicazione Radiofonica. Franco Affilastro speaker calabrese della “vecchia guardia”, è infatti ideatore, curatore e conduttore di “Missione Radio” uno dei pochi format radiofonici che vanta oggi una rete di trasmissione che si estende in tutto il centro – sud della nostra penisola, un progetto ambizioso che ingloba anche numerose web radio.
Che cos’è “Missione Radio”?
“Missione radio “è un format radiofonico che nasce con l’intento di promuovere e trasmettere la musica emergente di qualità .
Quali sono gli obiettivi che “Missione Radio” si prefigge e cosa lo differenzia rispetto ad altri programmi?
L’ obiettivo principale che “Missione Radio” si prefigge è quello di selezionare e trasmettere agli utenti del mezzo radiofonico la musica italiana emergente di qualità. Per quanto riguarda il confronto con altri programmi radiofonici, credo che nel caso di “Missione Radio” a fare la differenza sia la totale dedizione con cui ogni giorno lavoriamo, attenzionando in maniera certosina oltre ai contenuti , le relazioni che a seguito l’avvento delle moderne tenologie si sono instaurate con i social, divenuti supporto indispensabile nel contesto dell’interazione con il pubblico che, oggi grazie al loro ausilio, riveste un ruolo di partecipatore attivo.
Secondo quali criteri opera la scelta dei contenuti che saranno poi trasmessi attraverso il mezzo radiofonico?
La redazione di “Missione Radio” è formata da un team che seleziona ed inserisce i brani all’interno delle track list che vengono poi trasmesse nel corso delle puntate del format.
Ritiene che la brevità dettata dai nuovi supporti tecnologici ha aggiunto qualità alla notizia?
Indubbiamente la brevità dei digital media ha apportato al mondo della comunicazione dei miglioramenti sostanziali che, incidono anche nella qualità delle informazioni trasmesse, in tal senso credo si possa parlare di notevoli progressi.
Come immagina il futuro della radiofonia?
Spero in un futuro radiofonico profondamente diverso rispetto a quello del presente attuale. Le scelte musicali adoperate oggi dalle emittenti radiofoniche nazionali esulano dai gusti musicali del pubblico, soprattutto di quello giovanile, fungendo invece da vetrina per i grandi gruppi discografici. Ritengo pertanto che, il grande compito della radiofonia italiana sia anzitutto quello di recuperare terreno in tema di ascolti, un compito arduo e necessario che, gli operatori della radiofonia dovrebbero attuare, esercitando attraverso il mezzo radiofonico un maggiore appeal nei riguardi dei loro utenti e soprattutto dei più giovani, tenendo conto delle loro preferenze.
Quali sono i suoi progetti a tal riguardo?
Ampliare le potenzialità del mio format, proiettandolo su un maggior numero di emittenti presenti sul territorio nazionale, sperimentando al contempo nuove formule.
Il focus del secondo meeting della Comunicazione Radiofonica verterà sulla comunicazione e sull’ informazione, due aspetti egualmente importanti, le cui differenze aquisiscono oggi ulteriore evidenza nell’ambito della ricerca di nuovi e più adeguati modelli comunicativi. A tal riguardo abbiamo rivolto a Max Licari, ospite dell’incontro, nonchè giornalista sportivo dell’emittente Radio Catania, alcune domande.
Quando ha iniziato a fare lo speaker di eventi sportivi?
I miei esordi risalgono ad una ventina di anni fa, quando come giornalista sportivo, inziai ad occuparmi del calcio Catania, e di sport in generale, utilizzando quelle che all’epoca erano le forme embrionali delle attuali piattaforme tecnologiche. Sul finire degli anni novanta nacque poi “calciocatania.com” divenuta pochi anni dopo una vera e propria testata giornalistica dedicata alla squadra, all’interno della quale ho proseguito il mio lavoro di giornalista sportivo.
C’è un aspetto del suo lavoro che l’appassiona particolarmente?
L’ aspetto più piacevole del mio lavoro è quello relativo all’interazione che stabilisco con il pubblico. Un’interazione che nel corso degli anni è parecchio mutata. Ricordo con piacere una delle mie prime tramissioni radiofoniche interamente incentrata sul Calcio Catania e trasmessa su Radio Delfino. In quegli anni, noi speaker non avevamo come oggi una pluralità di mezzi od un corollario di immagini attraverso cui far partecipe il tifoso , cercavamo quindi di trasmettere soltanto attraverso l’ausilio della voce il maggior numero di notizie riguardanti gli allenamenti gli incontri e le novità della squadra.
Com’è cambiato il suo approccio al mondo della radiofonia negli ultimi anni?
Ritengo sia diventato sempre più complesso, ed articolato, perchè l’attenzione che la “confezione” del prodotto radiofonico oggi richiede, limita e modifica l’approccio classico che lo speaker aveva con il mezzo radiofonico, riducendo la sua spontaneità e la sua capacità di improvvisazione ad un ruolo marginale. Diverse sono inoltre rispetto al passato, le esigenze del pubblico e degli editori che, in alcuni casi hanno operato delle scelte in uno scenario che, vista la pluralità dei mezzi offerti da internet, vede costantemente inasprire i toni della competitività.
Rispetto al passato che ruolo ha oggi uno speaker nell’impostazione di un programma radiofonico e quali sono le sue responsabilità?
Le responsabilità sono rimaste invariate, ma sono aumentate le richieste da parte degli editori radiofonici che, prestano sempre maggiore attenzione ai contenuti trasmessi.
Quali sono i fattori che determinano la qualità di un prodotto mediale?
Ritengo che lo speaker debba possedere la capacità di informare ed al contempo di intrattenere in maniera piacevole, nel caso di programmi dal contenuto sportivo non soltanto attraverso la trattazione di temi tecnico – tattici ma soprattutto attraverso l’interazione con gli ascoltatori.
L’ibridazione è l’esito logico del rapporto instauratosi tra le nuove tecnologie ed i vecchi media, quali secondo lei gli aspetti positivi e quali quelli negativi di questo processo in divenire?
è un processo in continua evoluzione ed in quanto tale dovrebbe essere quotidianamente monitorato, poichè i suoi effetti non si limitano soltanto alla dimensione pratica del lavoro dello speaker, ma investono anche quella etica. Attraverso la standardizzazione dei contenuti trasmessi, avviene infatti una simultanea deresponsabilizzazione dello speaker, una notevole riduzione che concerne sia le sue possibilità di improvvisazione e scelta degli argomenti da trattare, sia la qualità di quest’ultimi.