In questo venerdì santo il nostro pensiero non può non andare ai tanti cristiani che, in diverse parti del mondo, ancora oggi soffrono nella loro carne la passione e morte di Cristo, a causa della persecuzione di cui sono vittime. Molti cristiani vengono perseguitati ed uccisi, ma ancora di più, soprattutto oggi, derisi e dileggiati, ignorati ed emarginati, ridotti al silenzio. Un’immagine mi ha colpito tra le tante che quotidianamente vediamo ed è quella di quei 21 copti egiziani sgozzati nelle rive del Mediterraneo e il cui sangue ha arrossato il mare. Come Cristo, che ha versato il suo sangue per la salvezza dell’umanità, così penso che il sangue innocente di questi nuovi martiri, farà germogliare la pace e la concordia tra i popoli. È un’utopia? Ci auguriamo e speriamo di no. Un rammarico però resta e cioè: perché il mondo è indifferente verso questa moderna mattanza di cristiani? Perché i governi dei paesi democratici, che pur si dicono cristiani, restano sordi al grido di questi fratelli? Tutti giustamente sono scesi in piazza con la scritta “Io sono Charlie” o “Io sono Bardo” per dire il no alla violenza e al terrorismo, ma dove sono i cortei degli stessi con la scritta “Io sono cristiano?”. Ripenso poi alle parole di Gesù che ci ha detto: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. […] Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (Gv 15, 18.20) e allora capisco che noi cristiani, come Gesù, siamo “come pecore da macello”, siamo chiamati al martirio, ad essere testimoni di Cristo, seguendo le sue stesse orme insanguinate e partecipare nella nostra carne la sua stessa passione. E se anche a noi non ci viene chiesto l’effusione del sangue, certamente siamo chiamati a dare una coraggiosa e coerente testimonianza della nostra fede a questo mondo distratto e indifferente. State certi che dare di queste testimonianze ci costerà la vita, ma è anche vero che darà la vita. Come Gesù.
Padre Salvatore Alì