Un centinaio di persone e i sindaci del comprensorio di Cefalù (Palermo) (come riporta la sezione siciliana di Ansa.it) hanno partecipato a un sit-in davanti a palazzo d’Orleans, sede della Presidenza della Regione, per protestare contro la chiusura del punto nascite dell’ospedale Giglio. Il taglio è stato deciso perché la struttura non ha raggiunto la soglia minima di 500 parti all’anno. “Ma il provvedimento – dice il sindaco Rosario Lapunzina – non tiene in alcun conto delle esigenze del territorio. A Cefalù fanno capo non solo i paesi delle Madonie ma anche di una fascia costiera della provincia di Messina”. Il centro nascite di Cefalù, secondo il sindaco, si può salvare. “La soluzione – dice – consiste nella creazione di una rete con gli ospedali palermitani Civico e Cervello-Villa Sofia entrati proprio in questi giorni come soci nella nuova fondazione che gestisce l’ospedale Giglio”. La proposta è stata illustrata alla commissione sanità dell’Ars che ha convocato in audizione Lapunzina e l’assessore regionale alla salute, Lucia Borsellino. All’incontro sono intervenuti anche i sindaci di Castelbuono, Gratteri, Collesano, Lascari e San Mauro Castelverde.
Il pensiero va subito all’ospedale di Paternò, il “SS. Salvatore”, il cui punto nascite è stato chiuso per tramite del decreto regionale firmato dall’assessore regionale alla Sanità Lucia Borsellino. Chiusura del reparto di ginecologia e ostetricia verosimilmente preparatoria ad un progressivo smantellamento complessivo dell’ente sanitario, che nel tempo si prospetta possa diventare niente di più che una semplice guardia medica attrezzata. Una chiusura a proposito della quale il primo cittadino di Paternò, Mauro Mangano, esponente del Partito Democratico come il presidente della Regione Rosario Crocetta, non sta dimostrando lo stesso impegno dei suoi colleghi palermitani e la stessa forza. Durante la stessa protesta pubblica organizzata dinanzi il “SS. Salvatore” a Paternò da alcuni giornalisti ed ex politici, il sindaco ha partecipato da invitato tra i manifestanti, senza prendere la parola né rassicurando la città attraverso la promessa di un impegno concreto, che comunque arriverebbe tardivo. Giudichino i cittadini.