Paternò, quella dei cantastorie un’autentica vergogna

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Da sinistra: Sara Cuscunà, Andrea Coppola, Giovanni Calcagno e Mauro Mangano

di Andrea Di Bella

Quali parole per commentare un fatto del genere? E’ tutta una questione di priorità: come fare la lista della spesa e scrivere in cima le sigarette quando a mancarti è pane, acqua e pasta. E’ esattamente questo che è accaduto a Paternò e che continua ad accadere: il frivolo anteposto al necessario, il bene degli amici anteposto al bene di tutti. E’ questa la verità. La storia dei cantastorie a Paternò e del finanziamento di circa 20mila euro alle loro attività (intese come compensi diretti ad alcuni soggetti specifici), rappresenta un’autentica vergogna che stabilisce un precedente incredibile (Nessun pregiudizio nei confronti dei cantastorie, ovviamente. Detto da uno che il palcoscenico lo ha conosciuto e lo conosce). Dopo avere portato alla ribalta delle cronache della città la delibera con cui questo sindaco ha stabilito che il Natale scorso dovesse costare ai cittadini 51mila euro senza che nessuno se ne accorgesse, oggi arriva un’altra batosta: un regalo agli amici per circa 40milioni delle vecchie lire. Un “premio ad personam” che lascia le briciole alla mensa dei poveri: solo 3mila euro. Chi può dire che questa è amministrazione? Questo è quello che farebbe un buon padre di famiglia? Scrivere una lista della spesa (cioè delle necessità vere) al contrario? Non passa inosservato nemmeno il fatto che quelle che potremmo benissimo definire “spese pazze” arrivano a ridosso dell’approvazione di un’addizionale IRPEF al massimo consentito dalla legge, cioè allo 0,8% direttamente dalla busta pagha dei paternesi.

Due mesi fa, infatti, il responsabile del servizio finanziario del Comune di Paternò, dott.ssa Maria Letizia Messina, aveva lasciato intendere a più riprese che se non si fosse operato un prelievo forzato sull’IRPEF presso i cittadini (quindi aumentando le tasse) si sarebbe portata la città alla bancarotta, al fallimento economico e finanziario. Approvata quella delibera di aumento delle tasse, magicamente l’amministrazione si ritrova decine e decine di migliaia di euro da spendere come se niente fosse. E a firmare molte delibere (per esempio proprio quella dei cantastorie) è proprio la dott.ssa Messina (la stessa del dissesto finanziario). Come fa un comune sull’orlo del baratro economico ad ottenere dai cittadini delle somme che servono per sanare il bilancio, avendo poi l’amministrazione del denaro in più da spendere come vuole? E’ evidente che qualcuno ha detto qualche bugia. E questo qualcuno ha delle responsabilità precise per le quali è chiamato a rispondere quantomeno davanti ai cittadini. Una cosa è certa: chi incontrerà d’oggi in poi esponenti dell’attuale amministrazione e maggioranza di centrosinistra per strada sentendosi dire che “soldi non ce n’è”, è pregato di fargli una pernacchia.

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