Renzi: “La parola del 2015 è ritmo”

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Par8063449-006-kWw-U43050726077725tzC-593x443@Corriere-Web-SezioniE’ la tragedia della Norman Atlantic ad aprire la conferenza stampa di fine anno di Matto Renzi. Palazzo Chigi ha innanzitutto confermato il numero delle vittime: «Nel giro di qualche ora pensiamo di terminare le operazioni di salvataggio. Il bilancio delle vittime sale a cinque», ha spiegato il presidente del Consiglio. Che poi ha ringraziato il lavoro degli uomini e delle donne della Marina italiana: «E’ stato fatto un lavoro strepitoso che ci ha reso orgogliosi del tricolore. Ho passato la notte a letto a rispondere ai messaggi e ho pensato alla dedizione di chi lavora e di chi ha evitato un’ecatombe».

Soccorsi e persone a bordo

Renzi ha poi ricordato come le operazioni non siano ancora terminate: «Ci sono ancora 65 persone che devono essere ancora portate in salvo. Potrebbero essere di più e potrebbe esserci una discrepanza tra la lista dei passeggeri e quella reale, a causa dell’immigrazione clandestina». Poi il premier ha ricordato come nel pomeriggio i ministri Pinotti e Lupi terranno una conferenza stampa per fare il punto sui soccorsi.

Al Pacino e Indovina chi

Renzi è poi passato ad affrontare i temi di politica economica: «Termini Imerese è tanta roba per come si erano messe le cose», ha esordito Renzi nella seconda parte della conferenza stampa con riferimento alle trattative anche per Meridiana, Terni, Taranto e Piombino. Poi ha aggiunto: «La parola del 2015 è la stessa del 2014: ritmo. Dare un senso di urgenza perché l’Italia si riprenda il suo ruolo nel mondo». Un concetto così spiegato: «Nel 2014 è cambiato il ritmo della politica. Il percorso di cambiamento è sotto gli occhi di tutti, ma a me non basta, a me interessa cambiare profondamente l’umore degli italiani». E ancora: «L’Italia ce la farà, è un grande paese vivo vera sfida del 2015 è far tornare l’Italia a correre». Per poi concludere con una battuta: «Mi sento come Al Pacino in Ogni maledetta domenica che cerca di dire ai suoi che ce la possiamo fare». Il tutto non senza aver criticato le domande dei giornalisti presenti che gli chiedevano conto della successione al Quirinale: «Io non gioco a Indovina chi, non gioco a ping pong sul Colle». E ancora: «Quando arriverà il momento saremo nelle condizioni di esprimere un nome attorno al quale si coaguli la maggioranza prevista dalla Costituzione e l’affetto degli italiani».

Jobs Act, statali e municipalizzate

Nel rispondere alle domande dei giornalisti ha spiegato l’esclusione dei dipendenti pubblici dal Jobs Act: «In Consiglio dei ministri ho proposto io di togliere la norma» sui dipendenti pubblici perché non aveva senso inserirla in un provvedimento che parla di altro. Il Jobs act non si occupa di disciplinare i rapporti del pubblico impiego per il quale c’è una riforma in Parlamento». Il premier ha poi ricordato che la questione dei dipendenti pubblici sarà trattata in un altro decreto. Sulle municipalizzati Renzi ha ricordato l’ obiettivo del governo di passare da 8mila municipalizzate a mille ma il modo di procedere deve essere serio».

CorrieredellaSera

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