Fumo e fiamme sono state viste levarsi dal campo nomadi di Mortise, alle porte di Padova.
Era lunedì pomeriggio, poco dopo le 16, quando la polizia e i vigili del fuoco sono dovuti intervenire per sedare un principio d’incendio che sembrerebbe essere stato di origine dolosa.
Gli abitanti del campo, come racconta il Gazzettino, hanno da subito puntato il dito contro attentatori “esterni”, intenzionati a spaventarli con un atto intimidatorio. I sinti, spiega il quotidiano veneto, sostengono di aver visto un furgone bianco avvicinarsi al campo, alcuni ragazzi scendere ed appiccare le fiamme alle sterpaglie ai confini dell’accampamento. La conclusione che ne traggono è facilmente immaginabile: “Si tratta di un raid razzista“.
Un’ipotesi che secondo i sinti sarebbe suffragata dall’incendio di un cassonetto, sempre nella stessa zona, risalente ad appena pochi giorni fa. E dal campo nomadi i giovani sinti accusano anche la politica: “Abbiamo sentito dire in televisione che ci sono persone pronte a darci fuoco anche se poi finiscono in galera“, commenta un ragazzo dell’accampamento parlando al Gazzettino.
E in cima alla lista degli obiettivi della contestazione c’è il sindaco leghista del capoluogo euganeo, Massimo Bitonci: “Zanonato era un bravo sindaco, era oro, ci ha dato spazio, ci mandava la ghiaia per il campo, ci aiutava. Avevamo l’elettricità e il resto, con Bitonci abbiamo dovuto fare l’allacciamento all’Enel e pagare le bollette.”
E ancora: “Noi lavoriamo col ferro, siamo in regola con la partita Iva ma la gente dice che gli zingari sono tutti ladri. Noi siamo zingari tranquilli, ma se uno venisse nel campo a creare problemi, non ne uscirebbe.”
Parole che proprio non sono piaciute al primo cittadino, subito pronto a riprenderle sul proprio profilo Facebook con la denuncia delle “minacce contro me e i Padovani” e gli hashtag #orabasta e #cambiamopadova.
IlGiornale