di Andrea Di Bella
Come ha dichiarato a Freedom il presidente del consiglio comunale, Laura Bottino, la vicenda politica paternese legata all’addizionale IRPEF ha fatto da spartiacque. Uno spartiacque sul fronte interno alla maggioranza, che rivela una spaccatura già nota agli osservatori più audaci in tempi non sospetti. Una spaccatura insanabile tra eletti nel Partito Democratico e colui che quei personaggi – volenti o nolenti – li ha fatti eleggere col premio di maggioranza, cioè Mauro Mangano. Da 18 consiglieri (una maggioranza bulgara), si è passati a 14 (una maggioranza diventata minoranza). E come ogni governo che si rispetti, senza una maggioranza non si governa. E se non esiste più una maggioranza politica (specchio del voto amministrativo del 2012), ecco allora che quello stesso governo pone metodi affinché una maggioranza si ri-formi. Ad ogni costo. E’ sempre stato così: da Prodi a Berlusconi.
Vero è che l’aspettativa di chi governa è quella di continuare a farlo e a lungo. Fin qui nulla di strano. Ma l’aspettativa – e soprattutto la prospettiva – di chi contribuisce in modo determinante a formare di fatto quella nuova maggioranza, quale sarebbe? Lo si spieghi in modo chiaro e incontrovertibile. Il mio appello è rivolto soprattutto ai giovani, dai quali ci si aspetta altre uscite. Ed anche perchè, specie negli ultimi tempi, si è spesso e volentieri commesso l’errore di sottovalutare l’intelligenza e la memoria storica del paternese medio. E se quella memoria ti tradisce, ecco subito un giornale qualsiasi o un social network a riempirti gli occhi di fatti e misfatti del passato, a ricordarti magari con e per chi sei stato eletto, con che programma ed in nome e per conto di chi e quale metodo politico ed amministrativo.
I consiglieri comunali eletti all’opposizione dal Popolo, hanno il dovere principe di restare all’opposizione. Vale lo stesso per ogni maggioranza: ha il dovere di restarlo. Chi compie delle scelte differenti, di contro, ha il dovere di assumersene totalmente la responsabilità. Responsabilità precise e chiare agli occhi dei cittadini-elettori, spesso creduti ignari di certe vergognose manovre di palazzo. A Paternò è accaduto che sei consiglieri comunali hanno deciso di stare e restare storicamente all’opposizione. Ne esistono altri che in corso d’opera hanno preferito cambiare cavallo. Ne esistono altri cinque, consiglieri, grazie ai quali oggi questa amministrazione continua a governare. Un atteggiamento legittimo, ma che in molti non condividono, peraltro incontrovertibile: assenze puntuali, dichiarazioni concilianti, aperture politiche imbarazzanti, voti a favore o contrari a seconda delle necessità. Ad ognuno il suo. E’ bene comunque che la città lo sappia: esistono attualmente 14 consiglieri comunali facenti capo al primo cittadino, che da soli non potrebbero consentirgli di far proseguire serenamente la legislatura. Per questo motivo, questi ultimi 14 consiglieri sono affiancati da altri cinque o sei donne e uomini che non hanno nulla a che spartire con lor signori. E’ la politica dell’ambiguità. Legittima, per carità, ma comunque ambiguità. Se è o non è rispettoso della volontà popolare, e se corrisponde o meno all’etica politica che dovrebbe essere propria di ogni uomo delle istituzioni, lo dicano i cittadini.
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