A Paternò resta l’addizionale IRPEF al massimo. Era inevitabile?

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consiglio-comunale-paternòdi Lucia Paternò

L’aumento dell’addizionale Irpef allo 0,8×1000 ha lasciato la città nel dubbio: poteva essere evitato oppure no? Quest’aspetto dopo scontri e polemiche infuocate sembra sia rimasto irrisolto. Da parte dell’amministrazione comunale non si capisce se si sia trattato di eccessiva prudenza o di furbizia, come ipotizzato dai consiglieri d’opposizione. Dunque, emula l’atteggiamento della formica o della cicala il governo cittadino oppure potrebbe essere subentrato una sorta di nichilismo cosmico verso il futuro, tale da indurre a prendere decisioni drastiche a carico dei cittadini? Tuttavia l’amministrazione comunale non è né Esopo né Leopardi, bensì un’istituzione che del pragmatismo e della capacità di programmazione dovrebbe farne un vessillo. E invece si butta fumo negli occhi e anche le azioni più innocue risultano torbide, considerata l’atmosfera venutasi a creare.

Se da un lato c’è chi asserisce che quest’aumento poteva essere scongiurato e i conti dovrebbero essere in ordine per consentirlo (come il presidente del consiglio comunale Laura Bottino, coadiuvata dai Revisori dei conti e dall’ex consigliere Nino Naso), dall’altra parte a sostenere tenacemente la tesi opposta, secondo la quale è stato assolutamente inevitabile l’aumento, c’è l’amministrazione comunale e chi la sostiene (in consiglio e in città). Nodo del contendere una cifra di poco più di quasi 670 mila euro derivante dai mancati introiti della tassa sulla casa applica nel comune di Paternò al minimo. La famigerata svista, quella somma che non è stata computata ma che persino il Ministero dell’Economia e Finanza dice di tenere in considerazione. In vista, infatti, dell’imminente arrivo dell’appuntamento con l’approvazione del Bilancio di Previsione, il Ministero ha dato disposizione affinché questa cifra venisse inserita nell’importante strumento finanziario, anche se ancora la Gazzetta Ufficiale non ne ha dato comunicazione. La somma, quindi, era ed è da ritenersi acquisita dal comune, comunque prossima all’arrivo. La Ragioneria municipale dà manforte alla teoria dell’amministrazione, e quindi viene corroborata la convinzione che fintantoché non ci sono le somme (concretamente non esistono), la Gazzetta ne deve decretare la reale presenza.

Di tutt’altro avviso è sicuramente la fazione più ottimista, il gruppo inedito formato dal presidente del consiglio comunale, Bottino, dall’ex candidato a sindaco ed ex consigliere comunale Nino Naso e dai Revisori dei Conti. Questi ultimi interpellati a proposito si sono pronunciati anche sull’eventualità di un possibile dissesto dell’ente comunale, eventualità di fatto remotissima. La notizia di un possibile dissesto finanziario, diffusa solo qualche giorno prima dell’intenzione di proporre l’aumento al massimo (poi votato dal consiglio comunale), sembra sia stata tempestiva ma anche – come qualcuno ha suggerito – ingannevole tale da preparare un esito non dissimile dalla votazione favorevole della proposta, quindi diramata ad arte affinché il consiglio fosse indotto a pensare di non avere alternative, quindi prospettando uno scenario così cupo finché non venisse votato l’aumento allo 0,8×1000 dell’addizionale comunale sull’IRPEF. E’ questa manovra, quest’agire poco trasparente che lascia perplessi. Perché in fondo, al di là del fatto che la somma attesa dal Ministero giunga o meno, d’altra parte tutta la politica si fonda sulle promesse, quindi in coerenza con il proprio ruolo di promotori di progetti che saranno realizzati, di cambiamenti che prima o poi giungeranno. Si sarebbe potuto benissimo accettare questo pagherò statale invece dell’immediato salasso ai cittadini. Cittadini stanchi di pagare e vedersi poi privati anche dei più elementari servizi; stanchi di vedere una città in continuo declino sotto il profilo economico, sociale e culturale. Il cambiamento come sinonimo di evoluzione i cittadini lo stanno ancora aspettando.

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