Barbara D’Urso e il premier dei selfie

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di Andrea Di Bella

A sinistra nessuno contesterà pubblicamente la ignobile intervista (si fa per dire) di Barbara D’Urso a Matteo Renzi domenica scorsa a Domenica Live. Nessuno contesterà battute come: “Le Regioni sono arrabbiate? Passerà”. Oppure: “Quella degli 80 euro? Ormai è il nostro brand”. Capito cosa? Un brand, un marchio, una pubblicità. E poi sul disastro a Genova: “Non sono andato per rispetto. E contesto chi è andato lì per fare campagna elettorale”, cioè Grillo. Ma che frase è? Un presidente del Consiglio ha il DOVERE morale e politico di esporsi in prima persona su un disastro del genere. Di andare lí in mezzo al fango se serve, come fece un altro presidente a L’Aquila per il terremoto.

Ma d’altronde è tutta una imitazione, il problema è tutto qui. Questo premier non fa altro che scimmiottare un altro premier. Solo che quel premier era anzitutto espressione del voto diretto dei cittadini, questo no. Ed era (ed è) anche un “piacione” universalmente riconosciuto come tale. Da sé per primo.

Questo premier invece, si esibisce come un grande statista pur sapendo (tutti) di non esserlo affatto. È stato anche capace di dire: “Brava la signora del pubblico, l’applauso per lei”, e giù a battere le mani. Ed in conclusione, in presentazione di Nino D’Angelo ospite dopo di lui, colleziona l’ultima inqualificabile battuta: “Se D’Angelo è il mio cantante preferito? Ehm si, no. Veramente il mio cantante preferito è Guccini. Ma si, dai. Ecco a voi Nino D’Angelo”, con selfie conclusivo. Ecco a voi il premier dei selfie, quindi. Il premier dalla camicia svoltata come Obama. Il premier delle castronerie alle 16 della domenica pomeriggio. Il premier.

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