Come scrive Il Giornale, si tratta di una vera e propria gogna pubblica: il deputato grillino Manlio di Stefano ha pubblicato sul suo profilo Facebook un fotomontaggio con le immagini degli otto parlamentari stellati che dall’inizio della legislatura hanno abbandonato i gruppi parlamentari del Movimento.
Il tutto condito dall’eloquente scritta, in maiuscoletto:“Dissenti? No, sanguisughe”. Luis Alberto Orellana, Lorenzo Battista, Cristina De Pietro, Paola de Pin, Adele Gambaro, Fabiola Anitori, Marino Mastrangeli e Adriano Zaccagnini: questi i nomi degli otto “colpevoli”, a cui viene ricordato che un giorno dovranno fare i conti con la loro anima, “qualora vi entrassero in contatto prima o poi”.
Gli otto, di cui vengono indicati stipendio, diarie, rimborsi e “percorsi” parlamentari una volta abbandonato il Movimento, sono dipinti come “umili servi del potere”: la loro colpa è quella, secondo Di Stefano, di aver abbandonato i gruppi parlamentari grillini solo dopo che il M5S aveva chiesto loro di rinunciare ai soldi. Da lì in poi defezioni, voti favorevoli alla fiducia ai vari governi, passaggi ad altri gruppi parlamentari: nella ricostruzione del deputato grillino, tutte “questioni di portafogli”.
All’interno della pattuglia parlamentare grillina il clima si è particolarmente surriscaldato da quando, ieri, l’ex senatore stellato Orellana aveva votato, salvando di un soffio la maggioranza di governo, la nota di aggiornamento del Def riguardo lo spostamento del pareggio di bilancio al 2017. Tra i più accalorati Alessandro Di Battista, che aveva definito Orellana “uno schifo di uomo”, mentre Carlo Sibilia aveva optato per “un verme”.
Questo pomeriggio Di Stefano ha scelto una linea più “scientifica”, andando ad indicare uno per uno tutti i “dissidenti” e ottenendo immediatamente l’entusiastica approvazione del popolo della rete: al netto di Di Battista che applaude “ottimo report fratello”, non si contano gli “infami” e i “morirete tutti”. Più d’uno al di fuori del movimento ha già ipotizzato che tutta questa agitazione sia funzionale a recuperare parte di quella visibilità che i sondaggi sembrano ormai dare per perduta. Di Stefano, però, sembra farne una questione di ideali e non va troppo per il sottile: come recita la chiusura del suo post: “O noi o la fine della democrazia”.