Per i terroristi dell’Isis in base alla legge islamica è legittimo il rapimento e la riduzione in schiavitù sessuale delle donne degli “infedeli”. Intanto una donna curda di 40 anni, nome di battaglia Narin Afrin, guida la battaglia a Kobane contro l’Isis
Non c’è fine alla brutalità dell’Isis: dopo le decapitazioni degli ostaggi filmate e trasmesse in video, arrivano nuovi particolari inquietanti sulla barbarie dei tagliagole. Nel quarto numero della sua rivista online, l’Isis sostiene la legittimità del rapimento e dellariduzione in schiavitù sessuale delle donne degli “infedeli”. Tutto questo sulla base di un’interpretazione estrema della sharia, respinta dalla stragrande maggioranza del mondo musulmano. La formalizzazione di quella che è diventata una drammatica prassi, riferisce il sito della Cnn, è messa nera su bianco sulla rivista “Dabiq”.
Ma vediamo cosa dicono gli estremisti: “Ci si dovrebbe ricordare che ridurre in schiavitù le famiglie dei kuffar”, gli infedeli, “e prendere le loro donne come concubine è un aspetto saldamente stabilito dalla sharia, la legge islamica”. Il titolo dell’articolo è “La rinascita della schiavitù prima dell’Ora”, termine che indica il “Giorno del giudizio”. Si legge ancora che le donne della setta degli yazidi, la minoranza curda insediata soprattutto in Iraq, possono essere legittimamente catturate e forzate ad essere concubine o “schiave sessuali”.