L’immagine più sinteticamente efficace dello stato attuale della Regione Siciliana l’ha descritta in un post su Facebook una giornalista che segue minuto per minuto le vicende della Banda Crocetta e della palude dell’Ars.
Durante la recente manovra finanziaria, approvata con mal di pancia seriali, era incessante il pellegrinaggio dei cosiddetti peones verso lo scranno del governatore. Breve confabulare, il collo teso verso l’alto, l’orecchio verso il basso, sorriso d’intesa e pacca sulle spalla. Un voto assicurato. Una scenetta che si ripeteva decenni fa ai tempi della vituperata Prima Repubblica nel Consiglio comunale di Catania, e sicuramente in tanti altri nei momenti cruciali. Quando c’era da spartire pani e pesci, molliche e lische, difendere privilegi e accontentare legittime richieste. Un andazzo che è passato alla storia con una frase telegrafica, quasi uno slogan: “Ppi mmia chi c’è?”.
Probabilmente il pellegrinaggio dei deputati dell’Ars si verificava anche ai tempi di Cuffaro. Il primo, magari aveva il buon gusto di ricevere in separata sede i pizzini alla vigilia della redazione della legge finanziaria; il secondo (più selettivo) al massimo riceveva i capogruppo con le loro desiderata. La questua indiretta, il do ut des pubblico, è una prassi che ha trovato la sua esaltazione in questi quasi due anni di rivoluzione annunciata, rinviata e anche definitivamente mancata.
L’improvvisazione sembra essere l’unico filo conduttore di una gestione del governo pasticciona e priva di futuro. Anche la manovrina dei gioni scorsi ha dimostrato la mancanza di una benché minima tattica e strategia. Rosario Crocetta rifiuta il confronto e il dialogo, sollecita il compromesso giusto il tempo di ottenere il suo risultato contingente e poi torna alla carica, don Chisciotte contro i mulini a vento. Passato il guado della finanziaria d’estate, il governatore gelese torna ad indossare i panni dell’unto dal Signore, salvatore dell’umanità e delle legalità, per questo perseguitato dal male e vittima di complotti interplanetari. Nulla di nuovo sotto il sole. Il suo unico obiettivo è prendere tempo, trovare nuovi e incredibili nemici, mostrare le ferite di novello san Sebastiano. Anche con il Pd litiga un giorno sì e l’altro anche. Rifiuta l’ipotesi di una Giunta composta da politici perché lui preferisce gli intellettuali. Ci chiediamo chi siano questi intellettuali. Battiato e Zichichi non fanno più parte della sua squadra da tempo, da quando avevano esaurito lo scopo di farli guadagnare qualche titolo sui giornali.
In questo contesto difficile fare previsioni, non solo per il futuro, ma neanche per il presente. Anzi, meglio non provare a farle. Citando un film dell’indimenticabile Massimo Troisi “Non ci resta che piangere”.
Daniele Lo Porto