A distanza di una settimana dalla conclusione del Taormina Film Fest, nella caratteristica cittadina il Red Carpet è stato di nuovo collocato per accogliere l’illustre parterre di premiati ai Nastri D’argento. Un’altra lunga notte al teatro greco, preceduta da una conferenza stampa d’apertura simpatica e movimentata, tanti i volti illustri, che hanno, con la loro verve, divertito il pubblico e i giornalisti. Una sessantottesima edizione dimessa senza tanti fronzoli, si vede anche dal palco del teatro scarno, proprio per non gravare sulle tasche di un Taormina Arte sempre più debole, con i suoi lavoratori che attendono i loro salari e che se pur risentiti portano avanti tutte gli eventi. Nastri D’argento è uno fra i premi più vecchi d’Europa, e in Italia è insieme al David di Donatello il riconoscimento più illustre e importante. Tanti i premiati ma chi si è aggiudicato quest’anno un maggior numero di targhe è il film “Il Capitale umano” di Paolo Virzì che ne ha ricevute ben 6: miglior regista Paolo Virzì, miglior sceneggiatura, miglior attore protagonista a pari merito Fabrizio Bentivoglio e Fabrizio Giufini, miglior scenografia, miglior montaggio e miglior sonoro. Il premio miglior attrice protagonista è stato vinto da una raggiante e prossima al parto Kasia Smutniak per il film “Allacciate le cinture” di Frezan Ozpetek, per lo stesso film è stata premiata anche Paola Minaccioni come miglior attrice non protagonista.
La giuria composta da giornalisti e critici cinematografici ha saputo apprezzare non solo grandi pellicole ma anche piccole produzioni come nel caso di “Song’e napule” dei Manetti Brothers, vincitori delle categorie miglior commedia, miglior colonna sonora, miglior canzone originale premio vinto dall’attore partenopeo Giampaolo Morelli e miglior attore non protagonista aggiudicato da Carlo Buccirosso a pari merito con Paolo Sassanelli, i due attori sul palco hanno anche ironizzato proprio sulle ristrettezze economiche della kermesse che li ha costretti a dividere non solo la stessa camera in albergo ma anche lo stesso premio.
Domenico Procacci e Matteo Rovere con RAI Cinema sono stati premiati con il nastro per miglior produttore, e il siciliano Daniele Ciprì ha ricevuto quello per la miglior fotografia, nel film “Salvo”.
La vera rivelazione dell’anno è stato Pier Francesco Diliberto o più semplicemente Pif che con la sua ingenua simpatia si è accaparrato, oltre ai David di Donatello, tre Nastri D’Argento per la pellicola “La mafia uccide solo d’estate”: miglior regista esordiente, miglior soggetto e il noto premio internazionale Hamilton Behind the Camera per la miglior opera prima.
Abbiamo incontrato Pif prima della serata al termine della conferenza stampa, disponibile e cortese ci siamo fermati a scambiare qualche battuta.
Com’è nata l’idea del film, hai sempre pensato di voler trattare l’argomento mafia, del resto sappiamo che tu hai collaborato anche alla realizzazione della pellicola “I cento passi” di Marco Tullio Giordana?
«“I cento passi” l’ho fatto così, non avevo ben capito cosa rappresentasse ero giovane avevo bisogno di qualche soldino e ho colto al volo l’occasione, poi con il tempo ho capito che è stata un’esperienza importante per me. “La mafia uccide solo d’estate” è nata da un’esigenza mia personale, ci sono tanti film che trattano di mafia ma nessuno catturava il punto di vista di chi l’ha mafia l’ha vista sin da piccolo, poi essendo palermitano e vivendo a Milano sento ancora persone che mi fanno domande assurde sulla mafia e io mi stupisco di sentire certi pensieri, da questo è nato l’interesse e il desiderio di scrivere e girare il mio film. Sapevo che stavamo scrivendo una storia che trattava l’argomento mafia in maniera nuova ma non era poi così scontato che alla gente piacesse, di sicuro lo poteva fare solo un Palermitano perché sapevo di non offendere nessuno, se fossi stato di un altro posto forse non avrei rischiato tanto».
Pensi che oggi a distanza di 22 anni da quelle tremende stragi sia realmente cambiato qualcosa, la gente è più sensibile e forte ad affrontare il tema mafia?
«Un ragazzino di oggi vive in una Palermo diversa, migliore, da quella in cui sono nato e cresciuto io e questo sicuramente è dovuto al lavoro di quegli uomini meravigliosi. Certo dopo quei delitti ci sono state delle figure particolari al potere per cui ci si chiedeva dove fossero finite le proteste delle persone. Nel ’92 a Palermo fu eletto Orlando è lui a quel tempo è stato l’uomo giusto al momento giusto, ora c’è di nuovo lui ma dopo gli anni di Cammarata posso affermare che avere Orlando al comune, a prescindere che piaccia o no il personaggio, mi fa sentire più sereno».
Tanti riconoscimenti dai David di Donatello ai Nastri qui a Taormina, ma anche all’estero il film sta riscuotendo successo, come vivi tutto questo è inaspettato per te?
«Io quando ho girato il film volevo solo incassare il denaro sufficiente per poterne girare un altro, a tutto questo, ai riconoscimenti, ai premi non avevo pensato. Sono contento siano arrivati, poi stare qui a Taormina per me è un’emozione perché da bambino la vedevo come la città del cinema più vicina a casa mia, e quest’anno la concorrenza era tosta quindi vincere per me è una gran soddisfazione.Il film è stato proiettato al Festival Open Roads negli USA a New York, c’era molta gente ma non solo italoamericani anche americani curiosi che conoscono la nostra storia, ciò che mi ha reso più fiero del lavoro che ho fatto è stato vedere le foto di Chinnici, Boris Giuliani, Della Chiesa esposte, mi inorgogliva dare un giusto significato alla storia a questi uomini così da smetterla con lo stereotipo dei film cult di mafia come “Il Padrino”.
A luglio sono stato invitato al River Side Studio cinema d’essai di Londra per proiettare il film, sono felice di andare ma con un altro scopo, quello di far capire agli inglesi e agli europei che è assurdo che non esista il reato di associazione mafiosa così che se un mafioso scappa a Londra un magistrato italiano non può arrestarlo, le mafie lo sanno perché loro nascono “imparati” e sfruttano la situazione».
Quali sono i tuoi progetti continuerai il programma “Il Testimone” hai altri film da realizzare?
«“Il testimone” lo farò finché campo, magari non avrò neanche più la forza di reggere la videocamera, il testimone sono io non potrei farne a meno, spero di alternare sempre queste mie due facce, film, testimone almeno fino a quando me lo permetteranno. Dovrei iniziare a scrivere un nuovo film ma è dura non ho ancora un’idea precisa, certo dopo il film d’esordio potrei aprire un filone e fare l’andrangheta uccide solo nel weekend o la mafia cinese a giorni alterni!»
Pif ha dedicato il suo premio anche alla sua coprotagonista Cristiana Capotondi alla quale ha dovuto fare un corso intensivo di palermitano, lui non ama scegliere attori che non siano siciliani per interpretare il ruolo ma con lei è stato un rischio ben ripagato.
Ai Nastri D’Argento sono tanti anche i riconoscimenti speciali uno fra tutti il premio Manfredi, tanto voluto dall’organizzazione e consegnato dalla moglie dell’attore Erminia Manfredi e dai due nipoti che si stanno occupando di portare il ricordo del nonno in giro per il mondo. Il premio è stato vinto da Marco Giallini, invece le targa speciali per il decennale della scomparsa del grande Nino Manfredi sono state aggiudicate a Claudio Amendola e a Edoardo Leo.
Migliori esordienti dell’anno “Premio Biraghi” è andato a Matilde Gioli (Il capitale umano) e Eugenio Franceschini (Sapore di te)
Manzione speciale anche ad Alice Rohrwacher, già premiata a Cannes per il successo internazionale con “Le meraviglie”, Nastro D’Argento “Bulgari” ad Asia Argento, grande assente della serata, con “L’incompresa”.
Per ultimi il Nastro “Porsche 911 Targa” a Pier Francesco Favino per la sua interpretazione di Clay Ragazzoni nel film “Rush”, il Nastro“Persol” a Claudio Santamaria per il film “Il venditore di medicine”, Nastro “Wella” look e talento a Anna Foglietta “Tutta colpa di Freud”, Nastro “Cusmano” alla commedia a Claudia Gerini, Nastro “Falconeri” stile ed eleganza a Valeria Solarino “Smetto quando voglio” e per finire premio Nastro D’Argento per il miglio esordio in un corto a Stefano Accorsi per “Io non ti conosco” tratto da una storia vera.
Una lunga serata percepita in modo quasi interminabile dal pubblico e dai vip i quali una volta saliti sul palco hanno ironizzato sulla lentezza della premiazione. Momento memorabile della giornata è stato la visione dei rigori Brasile-Cile sul cellulare di Paolo Virzì nella terrazza del Timeo, è proprio vero quando si fa il tifo davanti a una partita ogni differenza magicamente scompare e ci si può trova con personaggi famosi a esultare e a intonare cori da stadio!
Agnese Maugeri per www.siciliajournal.it