Europee, sul Pd a Paternò troppo caos. Ecco i numeri (veri)

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mangano-torrisi-pd-cataniaSul Partito Democratico a Paternò se ne sono sentite e lette di tutti i colori. Tutte castronerie, chi legge mi perdonerà per l’audacia. Anzitutto rispondo al consigliere comunale del Pd, Giuseppe Di Benedetto. Dice Di Benedetto che il dato del Pd è in continua crescita, e che sono aumentati i voti rispetto alle scorse elezioni politiche del 2013. Una falsità. La verità è che il Pd a Paternò nel 2013, con Pierluigi Bersani candidato premier, ha totalizzato il 10,20% con 2.491 voti, mentre alle Europee di domenica scorsa lo stesso Pd ha totalizzato 3.745 voti con il 24% (la percentuale aumenta così tanto perché diminuisce l’affluenza). E’ vero, quindi, che il Partito Democratico a Paternò ha aumentato i suoi consensi, ma solo virtualmente. Perchè dagli attuali 3.745 voti vanno sottratti quelli attribuiti alla candidata Michela Giuffrida, eletta all’europarlamento sapete perché? Perché candidata da Lino Leanza, leader di Articolo4 (un movimento politico indipendente dal Pd), che si è servito della spinta propulsiva di Matteo Renzi su base nazionale per eleggersi la sua eurodeputata dentro una lista fortissima in tutta la circoscrizione Isole. Tolti quindi i 1276 voti della Giuffrida a Paternò (voti che non appartengono al Pd), si scende a 2469. Il Pd a Paternò ha perso voti reali, quindi, e non il contrario. E li ha persi con un trend positivo in tutta Italia, in controtendenza ad un Partito Democratico schizzato oltre il 40% dei consensi. O semmai resta stabile, e non aumenta per niente. Solo a Paternò il partito di Renzi è riuscito sostanzialmente a perdere, ed è per questo che tra i democratici a Paternò sarebbe il caso di avviare un’attenta analisi del voto e dell’azione della giunta e del sindaco Mauro Mangano, esponente proprio del Pd. Di questo avviso è il capogruppo democratico in Consiglio comunale Giancarlo Ciatto, che su questo ha ragione da vendere. Ha un po’ meno ragione il consigliere Nino Valore, eletto nel Pd essendo però uomo proprio di Lino Leanza, quindi sostanzialmente “ospite” del gruppo consiliare democratico. Valore consiglia un’attenta riflessione interna al Pd, e su questo dice bene, dimenticando però che lui col Pd non ha nulla a che fare, esattamente come nulla ha a che farci la neo deputata europea Michela Giuffrida. Dice Valore che qualcuno dovrebbe valutare “l’utilità di fare un passo indietro”. Diciamo noi che invece Valore dovrebbe valutare lui l’opportunità di fare un passo, ma in avanti, e cioè fondare dignitosamente Articolo4 a Paternò, staccandosi da quel Partito Democratico – ma anche da quel sindaco – contro cui si oppone giornalmente. Mostrando quindi coerenza.

La sconfitta del centrosinistra paternese, però, va guardata nel dettaglio. Per quello che se ne sa, sono i voti di preferenza ai singoli candidati a delineare il quadro complessivo dei consensi. Il candidato alle europee del sindaco Mauro Mangano (e dell’assessore Alessandro Cavallaro), Marco Zambuto (Pd), ha totalizzato a Paternò soltanto 288 voti. E’ un risultato degno di un primo cittadino? I consensi di Zambuto, inoltre, andrebbero divisi anche per via delle indicazioni di voto giunte dal vicesindaco di Catania, Marco Consoli, che sosteneva Soru-Zambuto (Pd). Nemmeno il candidato riferimento del vicesindaco Carmelo Palumbo ha brillato per numero di preferenze: solo 344 voti per Giovanni Fiandaca (Pd). Più digeribile il risultato ottenuto da Giovanni Barbagallo (Pd), sostenuto a Paternò dal capogruppo democratico Giancarlo Ciatto, dal segretario Filippo Sambataro, dal presidente del consiglio comunale Laura Bottino ed altri. Se questo è il Pd a Paternò, auguri.

Riguardo il centrodestra, va aperta una parentesi a parte: a queste ultime europee Forza Italia è secondo partito con 4133 voti, che sommati ai 1462 voti di Nuovo Centrodestra fa 5596, cioè gli stessi voti che furono del Popolo della Libertà alle amministrative del 2012 (5.521), a cui andrebbero sommati i voti che presero le tre liste civiche del centrodestra: Movimento Cristiano Democratico (1982 voti), La Città (1739 voti) e Amo Paternò (1356 voti), consensi verosimilmente persi dentro l’enorme bacino dell’astensione, ma che sommati ai voti di Forza Italia e NCD (vecchio Pdl), fanno un totale di circa 10.600 voti potenziali. Il rapporto lo abbiamo fatto con le amministrative del 2012 per essere discreti. Se avessimo confrontato il dato con le politiche 2013, infatti, saremmo stati di fronte ad un Pdl fortissimo a quota 33% e 7.995 voti.

Nel dettaglio: in Forza Italia, Salvo Pogliese totalizza a Paternò 1471 voti. Pogliese è stato sostenuto dal capogruppo in consiglio comunale Ignazio Mannino, e dai consiglieri Francesco Rinina e Roberto Faranda, oltre che da Mimmo Galvagno, l’ex consigliere Marco Milici e Alfio Virgolini. Tra gli altri anche Alfio Papale, ex sindaco di Belpasso che dall’elezione di Pogliese aveva tutto da guadagnare, cioè la elezione per scorrimento al Parlamento Regionale Siciliano, essendo il primo dei non eletti del Pdl all’Ars. Un po’ sotto le aspettative il risultato ottenuto da Nuovo Centrodestra, che a Paternò vanta la presenza di un senatore della Repubblica, Salvo Torrisi, oltre che ad un folto gruppo giovanile con oltre trenta circoli di zona del partito e tre consiglieri comunali (Buttò, Cirino, Tripoli). Solo 1169 voti per Giovanni La Via (eletto), e quindi da intestare al gruppo facente capo al senatore Torrisi, ai quali andrebbero però sottratti i circa 430 voti che sarebbero andati in coppia al candidato Giovanni Pistorio, anche lui candidato nella stessa lista di NCD ma sostenuto dal consigliere comunale Vito Rau in un asse con il consigliere Marco Tripoli. Un po’ magro il risultato elettorale su Paternò del candidato alfaniano che il senatore Torrisi ha sostenuto in coppia all’uscente La Via: Antonio Germanà ha infatti ottenuto soltanto 239 voti.

Magrissimo il risultato di Fratelli d’Italia, cioè del gruppo facente capo all’ex sindaco di Paternò Pippo Failla, attuale coordinatore provinciale del partito a Catania, e quindi all’ex ministro Ignazio La Russa: soltanto 738 voti per la capolista Giorgia Meloni. Poco più di 200 i voti ottenuti a Paternò da Sandro Pappalardo (segretario regionale in Sicilia di Fratelli d’Italia), sostenuto in coppia con la Meloni.

Andrea Di Bella

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