Non so se avete letto quanto ha dichiarato Roberto Benigni a La Repubblica, in una intervista concessa all’ex direttore Ezio Mauro. Perché nessuno ne ha fatto parola, davvero, e le bacheche di Facebook non si sono mica riempite di considerazioni sull’attore e sulla sua ipocrisia; Dario Fo non ha rilasciato interviste all’Huffington Post per accusarlo di essersi venduto (tutto in casa Espresso, e questo già la dice lunga sulla strumentalità della polemica); consiglieri di amministrazione Rai non si sono mica rivoltati contro lo scadimento del “guitto nazionale a semplice buffone di corte”. Tutto ciò per dire, evidentemente, che le dichiarazioni di Benigni hanno avuto una eco mediatica del tutto spropositata rispetto al merito di quanto ha detto: cioè che al referendum costituzionale di ottobre voterà “Sì”, anche se in passato aveva dichiarato il contrario.
Ebbene, soltanto gli sciocchi, avendone gli strumenti, non cambiano idea. «Cosa dovrei fare? – ha detto l’attore, interrogato sul fatto che il suo Sì al referendum possa essere interpretato come renzismo – Non votare come penso per il conformismo dell’anticonformismo? Non voglio rimanere neutrale, lavarmene le mani dicendo che faccio l’artista, voglio essere libero. E la libertà non serve a nulla se non ti assumi la responsabilità di scegliere ciò che credi più giusto». Ecco, qui parla l’uomo – e quindi anche il giornalista – se dico che io scrivente questa frase la condivido in pieno. Sintetizzando all’estremo: la riforma, per chi l’ha letta, è una buona riforma; il sistema istituzionale che ne uscirà sarà un presidenzialismo di fatto che blinderà il premier a Palazzo Chigi evitando l’emorragia di governi degli ultimi settant’anni; gli italiani, per abrogare una legge, avranno il solo strumento del referendum abrogativo che auspicabilmente li riabituerà all’esercizio del diritto di voto cui hanno colpevolmente rinunciato nelle ultime decadi. Per queste ragioni, come Benigni, l’autore di questo pezzo voterà “Sì”. Contro il conformismo dell’anticonformismo, e contro l’idea che per andare contro qualcuno (Renzi) si debba rinunciare anche a ciò che di buono questi propone (altre cose sbagliate ha proposto, e in quel caso lo si è bastonato abbondantemente).
Evidentemente ciò non vuol dire che Freedom24 sia schierato per il “Si” al referendum. Questa, mi piace sottolinearlo, è esclusivamente la posizione dell’autore di questo pezzo. Il giornale farà campagna, come ha fatto all’ultimo referendum sulle trivellazioni, esclusivamente per il diritto all’informazione. Forniremo tutte le ragioni, quelle del “No” e quelle del “Sì”. Lasceremo al lettore di decidere cosa votare, senza dare consigli non richiesti su questo come su altri argomenti. “Libertà d’informazione”, è il motto della nostra testata, e a ciò ci atterremo. Contro le ipocrisie, contro i nascondimenti, contro le dietrologie strumentali di chi vuol sempre interpretare la realtà per creare un nemico. E’ la nostra missione, e ci crediamo.