Bollettino politico-profetico-referendario. Il prossimo ottobre andremo a votare per il referendum sulla riforma costituzionale del Senato. Il premier ha ribadito che all’esito del voto legherà il prosieguo della propria esperienza politica: e non potrebbe essere altrimenti, se con questa “abolizione” ce lo mena da due anni a colpi di #lavoltabuona, #cambiaverso e #passodopopasso. #Acolpidihastag, insomma, il dinamico Renzi sembra instradato verso la felice riuscita dei suoi propositi: perché c’è poco da credere che gli italiani approfondiranno in estate storia e funzionamento dell’imperfettissimo bicameralismo perfetto, dietro ai Travaglio e ai Zagrelbeski, ai Flores D’Arcais e alle Carlassare. Quello gli leva il Senato, e loro voteranno per confermarlo.
Del resto perché no, se di fronte a lui, dall’altra parte del canonico arco costituzionale, agonizza una destra tossicomane, dilaniata tra le crisi di astinenza dall’unica leadership di vent’anni, B., e le eiaculazioni precoci di consenso provocate da Matteo Salvini?
Referendum, quindi, e Renzi che ne trarrà legittimazione politica e spirituale. Renzi che andrà a scommettere sulla buona riuscita a Porta a Porta di fronte all’immarcescibile Vespa. Renzi che poi dirà: “Non ci credeva nessuno, intanto lo abbiamo fatto!”. Mattarella che rivendicherà l’importante risultato del governo nel Messaggio presidenziale del 2016, quando lo inquadreranno con venticinque telecamere diverse per dare l’impressione che sia vivo. Berlusconi che sotto l’albero di Natale parlerà dei diciotto colpi di Stato che lo vedono vittima, senza però dire nulla di davvero rilevante su certi autunni oscuri del nostro Paese. Salvini che parteciperà al raduno di Torri del Benàco con ventuno sostenitori e posterà la foto su Facebook al grido di “Lo mandiamo a casa!”. Ci vediamo il prossimo ottobre e vediamo se non sarà andata così.