Aci Castello, la perla della Sicilia che non vuole brillare

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di Redazione

Domenica di festa ad Acicastello, dove grazie alla Ztl (Zona a traffico limitato) ciclisti e pedoni hanno potuto godere della bellezza di questa perla della Sicilia senza la preoccupazione delle macchine e senza restare confinati sui marciapiedi. Anche la giornata ha aiutato, il primo sole estivo ha trovato i bagnanti e i bambini hanno fatto volare gli aquiloni. Si direbbe perfetta, questa cittadina a due passi da Catania, sorvegliata dal castello a forma di nave (oggi aperto) e affacciata su uno dei mari più belli d’Italia. Ma anche qui qualcosa non funziona, ce ne rendiamo conto parlando con le persone in piazza, con i ragazzi che in skateboard e in mountain bike che si prendono un assaggio d’estate. E non funziona nel senso che Acicastello potrebbe essere come Taormina, ma non sa portare commercio e turismo in questa sua piazza magnifica, o nel porticciolo più in basso, o nei vicoletti del suo centro storico. «La gente già ci viene qui – dice un signore sulla cinquantina che non legge il giornale che ha comprato, preferendo guardare la piazza e il via vai dei bambini – perciò non si sente la necessità di stimolare attività di spettacolo e cultura».

E’ vero, Acicastello è tra le mete più ambite dell’hinterland catanese, è un posto tendenzialmente ricco e chi ci abita è definito “che soddi”, con molto denaro a disposizione. E’ possibile che qualcuno abbia paura del turismo, della cultura, dell’organizzazione di un concerto? Taormina, per tornare all’esempio, ha fatto della propria bellezza lo strumento per calamitare teatro, musica, un Festival del Cinema che è tra i più prestigiosi del mondo. L’anno prossimo, se le notizie saranno confermate, ospiterà addirittura la riunione dei capi di stato più potenti del mondo, il G7. Ma non è solo per la bellezza del luogo che Renzi ha deciso di portare la riunione dei grandi a Taormina: se si farà lì, il G7, lo si farà perché quella città ha deciso di diventare una capitale dello spettacolo e della cultura, senza rimanere avvinghiata alla propria storia ed aprendosi al mondo, stimolando investimenti, commercio, benessere. Ad Acicastello sembra che si viva al contrario: aggrappati alla certezza di un certo numero di persone che da Catania verranno a prendere una pizza, a bere una birra, a guardare il sole tramontare sulla baia deserta.

Insomma, la Ztl non basta. I ragazzi in bicicletta sono quasi tutti di fuori e non sentono il problema. D’altro canto quelli di qui scendono a Catania per trovare la musica dal vivo e la movida che Acicastello non ha se non nei due o tre locali che specialmente in estate riescono a diffondere qualche nota nell’aria. Ma d’estate è facile, il mare è bello e la gente, lo dicevamo, già viene. D’inverno qui diventa un luogo di silenzio e non c’è molto da fare se non bere e bere e poi farsi una canna. «Su ciò che già esiste non c’è un grosso investimento – dice una signora più giovane – raramente, ad esempio, il Castello è luogo di eventi o mostre. E il museo civico senza essere valorizzato finisce a non essere conosciuto». Oggi è aperto, ma non è sempre così. E quanti sono i posti nel mondo che al mare e al sole possono unire un monumento come questo, ricco di ogni ben di Dio spesso trascurato? Quanti ragazzi potrebbero farvi degli stage interessanti nell’ambito dell’architettura o dell’archeologia? Perché non portarvi dei cicli di lettura, o dei circoli di poesia, e stimolarvi intorno una rinascita culturale e sociale di questa bella cittadina?

Acicastello si accontenta. Lo dicono le persone ma lo dicono anche gli occhi. Sempre uguale a se stessa – e questo può essere un bene, preservandola dall’edilizia selvaggia e dalla speculazione di chi ha spesso fatto della bellezza siciliana un ristoro per il portafogli e non più per gli occhi –, ma nel senso antisociale che Giovanni Verga chiamava teoria dell’ostrica, un piccolo mondo chiuso che non volendosi aprire all’esterno firma implicitamente la propria condanna. Lo fa forse pensando di far bene agli abitanti – una buona fetta di essi è composta da persone anziane e danarose non troppo contente che si faccia festa vicino a casa loro – ma la via per lo sviluppo e per la crescita di una perla della Sicilia non è questa.