Il NO al referendum costituzionale può svelare il bluff di Renzi

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di Francesco Maria Toscano

Renzi dice di non essere come Monti e Letta. Infatti è peggio. Mentre il professorino di Varese e il cocco di Re Giorgio tutelavano a viso aperto interessi stranieri, svendendo l’Italia su mandato di alcuni noti plutocrati internazionali, Matteo Renzi attua le stesse politiche facendo finta di combatterle. Ai padroni del vapore, a quelli cioè che dettano l’agenda all’Italia con buona pace di un Parlamento ridotto a bivacco per asini e nullafacenti, delle chiacchiere del fiorentino interessa poco o nulla. Alle grandi banche d’affari, multinazionali e corporations interessano sempre le stesse cose: privatizzazioni per acquistare a prezzi stracciati l’argenteria di Stato; svuotamento del diritto del lavoro tramite l’approvazione di leggi assassine come il Jobs Act per governare col bastone masse di neo-schiavizzati; annullamento graduale del welfare state per destrutturare e gettare nel panico classi sociali composte da esseri reputati inferiori e ripugnanti. In quest’ottica è chiaro cheRenzi sta servendo l’élite globale con lo stesso zelo di un bravo maggiordomo.

Certo Renzi non è fesso. Se è per questo non può dirsi che sia neppure “intelligente”. Di sicuro il ragazzo è scaltro, cinico e senza troppi scrupoli, qualità indispensabili per rimanere a galla all’interno di uno stagno dove sguazzano molti pescecani. Dopo anni di disastri i cittadini non sopportano più la retorica pro-Europa. Non c’è stato dell’Unione dove non crescano sentimenti di avversione e fastidio verso gli euro-burocrati, banda di falliti e psicopatici che iniettano veleno nel corpo vivo degli Stati al riparo del “sacro tempio” di Bruxelles. Renzi avrà pure l’indole del servo ipocrita ma di certo non ha quella del martire. Perché mai il nostro premier – mai eletto da nessuno – dovrebbe perdere quel po’ di consenso che gli rimane per difendere un manipolo di straccioni illuminati che, tra l’altro, non l’hanno mai invitato a corte? Questa semplice evidenza spiega la ratio delle continue intemerate dell’ex sindaco di Firenze, sedicente rottamatore oramai preda e ostaggio del suo finto e logoro personaggio. Ma a parte il fumo non c’è altro nella retorica renziana.

L’economia italiana è in piena stagnazione, zavorrata da politiche folli piegate alla logica dell’austerity. Eh già, quella stessa austerity che a parole il premier condanna ma che nei fatti costituisce il marchio di fabbrica dei suoi primi due anni di (s)governo. Che credibilità può avere un uomo che fa l’esatto contrario di quanto dice? Come è possibile fidarsi ancora di un tizio che applica le stesse ricette di Monti e Letta, salvo regalare qualche spicciolo agli indigenti in prossimità di una qualsiasi tornata elettorale per carpirne il consenso? Prima delle europee Renzi distribuì ottanta euro a pioggia. Cosa farà prima delle prossime elezioni politiche (se mai ci saranno)? Offrirà pacchi di pasta? Regalerà un paio di scarpe (la destra prima e la sinistra dopo l’espletamento del voto)? Dividerà azioni di Banca Etruria a beneficio della ggente? Non so, di sicuro qualcosa si inventerà. Nell’attesa il nostro Fonzie ha già pensato bene di devastare la Costituzione, proponendo una riforma che, in caso di approvazione, renderà l’architettura istituzionale dell’Italia più simile a quella di un Paese sudamericano.

La speranza è che gli italiani sappiano resistere al canto della Boschi, sirena renziana che coltiva l’ambizione di modificare in meglio il lavoro lasciatoci in eredità dai Padri Costituenti (e giù a ridere). Ma di speranza si muore. Quindi è il caso di cominciare a predisporre – ovunque possibile – banchetti per invitare i cittadini a votare No ai quesiti referendari messi in calendario dal governo. Un No deciso che finirebbe con il decretare la fine politica di un furbetto spregiudicato convinto di poter prendere tutti per il naso (per non dire peggio…). Un No consapevole, a difesa della nostra Costituzione, ultimo baluardo contro l’avanzare di una barbarie plutocratica e oligarchica che sembra inarrestabile. Al di là delle tante chiacchiere, la qualità di un uomo di governo si riconosce dai frutti. E i frutti avvelenati coltivati da Renzi si chiamano stagnazione, disoccupazione, precarizzazione e miseria.

Non date retta a quelli che dicono “Renzi non è il massimo ma il suo successore potrebbe essere perfino peggio”. Che ragionamento è questo? Chi sceglie condizionato dalla paura del futuro quasi sempre sbaglia. E poi, suvvia, cosa c’è di peggio di una infinita e lenta agonia che trasforma in un indefinito limbo le vite di tutti noi? Coraggio,  mandiamo a casa Renzi e proviamo a ricostruire un tessuto democratico sfilacciato prima che sia troppo tardi. Alla lunga trionferemo!