Quel confine astruso e indecifrabile tra mafia e antimafia

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di Roberta Barone 

“Il mio cliente – dice l’avvocato Bartolomeo Parrino, difensore del giornalista Pino Maniaci – risponderà alle domande dei magistrati e chiarirà le cose. Siamo davvero esterrefatti sia dall’assenza di elementi di reità, sia dalle parole pronunciate dal procuratore Vittorio Teresi in conferenza stampa. Ha, in pratica, già emesso la sentenza. Quindi, il processo è stato svolto e concluso. Quando ha detto che ‘non hanno bisogno di questa antimafia’, ha già chiuso il caso. Ma il caso è apertissimo e lo dimostreremo”. D’altronde non potrebbe essere diversamente per Maniaci, il direttore dell’emittente Telejato, da anni icona della lotta alle mafie nel territorio di Partinico (in provincia di Palermo), oggi accusato di aver estorto del denaro ad alcuni sindaci in cambio di trattamenti editoriali più favorevoli nei loro confronti.

Dopo giorni di polemiche sul ruolo di quella che da tempo viene definita la mafia dell’antimafia, Pino Maniaci è finalmente uscito allo scoperto durante una conferenza stampa tenutasi ieri a Palermo insieme ai legali Antonio Ingroia e Bartolomeo Parrino: “Assistiamo ad una giustizia a due velocità –  dice il giornalista di fronte una sala colma di persone – c’è gente libera, indagata per corruzioni milionarie, mentre io sono stato massacrato e mi trovo un divieto di dimora per accuse ridicole”. Maniaci non ha poi mancato di sottolineare come, proprio tre giorni prima che Repubblica pubblicasse le intercettazioni che lo accusano, il suo sito di notizie avesse pubblicato notizie scottanti relative al “magna magna” che gira attorno alla sezione fallimentare del Tribunale di Palermo e non solo. Telejato notizie aveva anche indagato su Walter Virga, amministratore giudiziario e figlio di Tommaso Virga, il quale  avrebbe inserito all’interno di Trm il nipote della Presidente della Corte dei Conti. Secondo il giornalista dunque, tutto sarebbe stato architettato da un sistema che vorrebbe fargli pagare i conti per le sue inchieste contro il Magistrato Saguto, la stessa che a telefono con un’amica arrivò ad offendere i figli del giudice Paolo Borsellino.

Secondo i legali del giornalista, già pronti a denunciare i Carabinieri, il ‘Video Spot’ diffuso sarebbe piuttosto un video montato ad arte ed intenzionalmente per distruggere la persona in quanto tale. Il video infatti, così come la magistratura, non dimostra in che modo Maniaci avrebbe favorito tramite il suo Tg gli stessi sindaci: “Non c’è stata nessuna estorsione, e per dimostrarlo ho messo a disposizione dei giudici tre anni di telegiornale. Non c’è un solo servizio che dimostri che io abbia abbassato la guardia nei confronti del sindaco di Borgetto o di Partinico che, anzi, dovrebbero dimettersi. Ma da anni”, ha affermato a Repubblica il direttore di Telejato che adesso parla di contratti pubblicitari perfettamente documentabili. Non si spiegherebbe infatti la precisa cifra dei 466,00 euro pretesi – seppur con quello che sembra un ricatto – dal sindaco.

Sul caso Maniaci rimangono però tanti dubbi e tante perplessità. Lungi dal condannare il giornalista, l’amante o semplicemente l’uomo, e lungi altresì dal giustificare atteggiamenti certamente non degni di un uomo che si erge a paladino dell’antimafia, il linciaggio mediatico che in questi giorni colpisce esclusivamente Maniaci (e con lui l’intera redazione di una emittente come Telejato) non può lasciarci indifferenti di fronte alcune riflessioni: perché i sindaci, se davvero vittime di una estorsione  o di un ricatto, non hanno mai denunciato l’accaduto? Non parliamo di favoreggiamento – dato che per l’ordinamento italiano in realtà non esiste un obbligo giuridico per la vittima di estorsione di denunciare l’autore – ma di un atteggiamento che, complessivamente considerato, fa storcere il naso. Cosa pensavano potesse provocare una loro denuncia? Perchè per il caso Maniaci si stanno muovendo Procura di Palermo e Caltanissetta?

Piano Maniaci ha sbagliato. Sì, ha sbagliato a parlare con tanta superficialità e forse anche ingenuità. Ha sbagliato a sfruttare l’atto intimidatorio dell’assassinio dei suoi cani per farsi bello con l’amante e “farla sentire in colpa”, pavoneggiandosi. Così come ha sbagliato ad usare gli stessi metodi di cui da anni si sono macchiate le stesse persone che lui stesso denuncia. Ma da lì a paragonare il ‘misero’ atteggiamento di un uomo come Maniaci alle criminali condotte di gente, o meglio di istituzioni, indagate per corruzioni milionarie ed interessi ben più grandi e loschi, sicuramente ce ne vuole. Mai come oggi il limite tra mafia e antimafia e mafia dell’antimafia è stato così astruso, indecifrabile e a volte anche invisibile.