A un certo punto del pomeriggio sembrava cosa fatta. Il passo indietro di Guido Bertolaso era imminente, forse addirittura in giornata, così che giovedì 21 aprile Giorgia Meloni, all’apertura della sua campagna elettorale sulla terrazza del Pincio, avrebbe potuto annunciare l’accordo con Silvio Berlusconi. E invece niente, in serata tutto salta di nuovo in questa giornata di ordinaria follia, una delle tante del centrodestra a Roma. L’accordo tra Berlusconi e Meloni era in dirittura d’arrivo. Restava solo da trovare un’exit strategy non umiliante per Bertolaso. E per mettere a punto la ritrovata intesa Berlusconi aveva invitato a cena a Palazzo Grazioli Matteo Salvini e la stessa Meloni. Ma verso le sette di sera tutto s’inceppa di nuovo. Il motivo è una telefonata di fuoco tra Salvini e Berlusconi in cui il leader di Forza Italia ha provato a convincere il leghista a mettere in campo una lista unica a Roma, senza simboli dei partiti e quell’altro gli ha risposto picche. L’ex Cav, dunque, ha provato a fissare le sue condizioni in cambio dell’appoggio di Fi alla Meloni, ma si è trovato di fronte un muro. “Io di Berlusconi non ne voglio più sapere”, ha poi detto il leader leghista parlando con un collega di partito. Che ricorda un po’ quel “io con Bossi non prenderò più nemmeno un caffè” di finiana memoria.
Roma, Berlusconi verso la resa. Perché Silvio non è più come il Pupone (di Valerio Musumeci)
Qui – fa notare un esponente azzurro – “sta la differenza tra Salvini e Bossi. Col Senatur a Silvio bastava sedersi intorno a un tavolo per trovare un accordo, mentre con Matteo non si capiscono proprio, sono su due pianeti diversi”. Dopo la telefonata, la cena a Palazzo Grazioli viene annullata, mentre per oggi è convocato d’urgenza l’ufficio di presidenza di Forza Italia. L’accordo con Meloni, dunque, è in stand by, congelato, mentre Bertolaso è ancora in campo. Insomma, la giornata convulsa, dopo mille giravolte, si conclude con un nulla di fatto. Anche se ormai è difficile che l’ex capo della protezione civile possa restare in campo. L’accordo con la Meloni, alla fine, è probabile che vada in porto. Ma non sarà così semplice come Berlusconi aveva immaginato e soprattutto lui non potrà dettare le condizioni. Mettiamoci poi che comunque all’ex Cav scoccia parecchio dover rinunciare a un candidato su cui ha investito parecchio e che all’inizio era stato accettato da tutti.
Ma facciamo un passo indietro. Dopo un vertice notturno con i big azzurri andato in scena martedì 19 aprile a Palazzo Grazioli, sembrava che Silvio Berlusconi avesse definitivamente deciso di mollare Bertolaso. A convincere l’ex Cavaliere era stato il pressing asfissiante dei suoi. Da Tajani a Gasparri, da Brunetta a Romani, sondaggi alla mano, hanno fatto capire al leader azzurro che con Bertolaso “non si va da nessuna parte”. “Non solo rischiamo una figuraccia epocale, ma qui portiamo in Campidoglio un solo consigliere comunale. Il tempo per convergere su Giorgia e tornare uniti ancora c’è, ma sta per scadere”, gli hanno ripetuto in coro.
Berlusconi a quel punto sembrava essersi convinto, ma il problema restava Bertolaso, contrario al passo indietro. Fatto che poteva essere superato mettendo sul piatto qualcosa per l’ex capo della protezione civile, forse un incarico di prestigio per il prossimo futuro. O il ruolo di city manager. Insomma, a metà pomeriggio l’intricata vicenda sembra avviarsi alla conclusione. Invece, dopo il colloquio tra B. e Salvini, tutto ritorno di nuovo in alto mare. E, mentre Bertolaso viene convocato in serata a Palazzo Grazioli, ai pontieri dei tre partiti tocca rimettersi al lavoro. IlFattoQuotidiano