«Sul referendum un risultato politico c’è stato, l’affluenza in Veneto è stata tra le più elevate d’Italia nonostante il silenzio dei grandi media e l’azione di boicottaggio di Renzi e del suo governo», commenta Luca Zaia, che negli ultimi giorni si è speso con forza per il “sì” «chi ha descritto la consultazione come un voto pro o contro il premier, ha compiuto una forzatura, troverei sgradevole che ora qualche politico-lobbista cantasse vittoria. L’unico esito concreto è che d’ora in avanti chi estrae idrocarburi nelle dodici miglia dalle nostre coste, potrà farlo senza scadenze temporali né limiti di quantità; le concessioni esistono per i porti e gli aeroporti, per le autostrade e le acque, per le cave e le discariche. Non per il petrolio e il gas naturale, che pure sono un bene di tutti». Tant’è. L’indifferenza manifestata dall’opinione pubblica autorizza seri dubbi circa l’efficacia dello strumento referendario… «Credo sia tempo di eliminare il quorum referendario», ribatte il governatore leghista «è giusto che a confrontarsi siamo le ragioni opposte, a viso aperto, non che i contrari che alla consultazione si rifugino nell’astensionismo per sabotare il voto. È un atteggiamento sleale. Io credo che in democrazia gli assenti dalle urne abbiano torto e non debbano essere premiati diventando gli arbitri del risultato finale. Ricordo che negli Stati Uniti il presidente è scelto dal 25-30% degli aventi diritto al voto e nessuno obietta circa la sua legittimità». E ora? «Ora la madre di tutte le battaglie sarà il referendum costituzionale di ottobre. Speriamo si svolga senza trucchi e ad armi pari».
Chi ha lottato fino all’ultimo per dare un dispiacere alle lobby petrolifere (e ai loro sodali dentro e fuori il Parlamento) è stato il presidente dell’assemblea regionale: «L’obiettivo del quorum era arduo in partenza ma l’affluenza è andata oltre le nostre previsioni, questa è stata una campagna imbavagliata e boicottata, condizionata dal vergognoso ostruzionismo della Rai, indegno di una democrazia occidentale», le parole di Roberto Ciambetti «eppure, chi pensava di schiacciarci come moscerini e di liberarsi di noi come si fa con gli insetti fastidiosi, s’è sbagliato: il governo deve fare i conti con una partecipazione ben superiore a quanto aveva stimato, sottovalutando l’indignazione popolare e la capacità di mobilitazione dei cittadini quando in gioco c’è un bene superiore, per il quale ciascuno di noi ha rinunciato a qualcosa, ai protagonismi, ai piccoli interessi di bottega». Eppure la maggioranza assoluta degli elettori ha ritenuto che l’entità della posta in ballo non giustificasse la partecipazione. «È presto per tirare le somme, al di là delle percentuali noi abbiamo riaperto il dibattito intorno al valore della sovranità popolare sulle risorse energetiche, ci sarà da riflettere su questo voto, che ha già segnato un punto di svolta molto più significativo di quanto si pensi».