Alla fine “Stracatania” si è fatta ed è stata un successo. Così perlomeno dice la sala, strapiena di gente stracatanese, così dice il gustoso pot-pourri di ospiti (c’erano tutti, ma sai tutti?), così dicono anche i giornali che nella giornata di ieri hanno commentato l’iniziativa. Non era scontato: poco preavviso, poca pubblicità, due mattatori sul palco con i pro e i contro dell’essere mattatori. Qualcuno, legittimamente, a pensare a Pietrangelo Buttafuoco e Ottavio Cappellani a ruota libera senza moderatore avrà preferito non partecipare all’incontro. Tutti gli altri, lo dicevamo, c’erano. E se qualche giornale titola “tanta destra” (e in effetti ce n’era tanta), è pur vero che osservando la sala il colore politico non sembra il fatto di maggiore interesse.
Piuttosto, che ci sta dicendo Cappellani quando riprende Julien Benda e si autodenuncia come “traditore” del suo ruolo di chierico, che dice Buttafuoco quando si interroga sul fatto che a Sigonella ci siano i droni pronti per andare a fare la guerra alla Libia nell’affollato silenzio di tutti, cosa c’entra, ancora, il ricordo di Manlio Sgalambro per il quale parte spontaneo l’applauso, e la critica della ragion impura che spaccia tazzine e monili per mostre di prestigio, e direttori di teatro nominati a membro di cane, e professori che si dimettono da fondazioni, e chi più ne ha più ne metta? Dopo c’erano la conversazione e l’aperitivo: ma è anche vero che non si tengono trecento persone un’ora e mezza ad ascoltare se non si ha nulla da dire.
La registrazione potete rivederla qui. Inutile tentare una sintesi di ciò che si è detto, le prose si riproducono per gemmazione, sentir parlare Buttafuoco è un piacere lirico, i suoi affondi alla politica (al potere) catanese sono sottili e/o impetuosi (lo sa lui come fa); Cappellani aggiunge la provocazione più smaccata, che a Catania negli ultimi mesi se ne sono viste tante che non ha più senso essere diplomatici. Non che l’autore di “Sicilian tragedi” lo sia mai stato: ancora poche settimane fa, al Coro di Notte del Monastero dei Benedettini, durante l’incontro sul Teatro disertato dal sindaco Bianco, la sua voce si fece udire impetuosa e tutt’altro che diplomatica. Trasformare quell’afflato in ragionamento e forse in brand culturale permanente (ce lo dicono i due scrittori in un video post-manifestazione) era la sfida. Da due giorni se ne parla, e quindi pare che Buttafuoco e Cappellani ci siano riusciti.
In sala Marella Ferrera (in collegamento video da Milano), Antonio Di Grado, Luciano Granozzi, Giuseppe Di Pasquale, Mario Venuti, Salvo Grillo, Salvo La Rosa, Gino Astorina, Giuseppe Castiglia, Manlio Messina, Raffaele Stancanelli, Nello Musumeci, Enzo Trantino, Nino Strano. Qualcuno ce lo stiamo scordando di sicuro, ma la platea stracatanese la si ricorderà. Per il fatto che un sacco di cittadini – rendendosi conto che la politica, cioé sempre il potere, sta mangiandosi l’eredità culturale più viva di Catania – abbiano avuto un moto d’orgoglio e trascinati dai due mattatori siano riusciti a mandare un segnale a chi di dovere, cioè a chi non è venuto. Applausi.
(foto di Valerio D’Urso)