Il classico, sosteneva Italo Calvino, è ciò che non cessa mai di essere attuale. Dunque il “Libro della giungla” dev’essere un classico, e grande pure, se pensiamo che la raccolta di racconti di Rudyard Kipling uscì tra il 1893 e il 1894 ed oggi, nel 2016, esce un altro film dedicato alla storia di Mowgli e dei suoi amici animali. Il titolo rimane lo stesso, il regista è Jon Fraveau, la produzione è della Disney che a quasi cinquant’anni dal film d’animazione ritorna nella foresta con uno stop motion che promette meraviglie. Da stasera, dunque, “Il libro della giungla” torna nelle sale italiane per la gioia di grandi e piccini. Perché il classico, oltre ad essere sempre attuale, è per tutte le stagioni e per tutte le età.
Non semplice, naturalmente, l’approccio al progetto per il regista autore dei primi due “Iroman”. Il cartone Disney rientra nel numero dei film “intoccabili”, lavorare sui quali è sempre rischioso. «L’idea di andare nella giungla e riprendere tutto questo avrebbe tolto quella magia che aveva caratterizzato il film del 1967» ha detto Fraveau commentando la pellicola «C’era un sogno di qualità. C’era una qualità surreale in esso. C’è stato un grande lavora dietro l’animazione di questi personaggi e abbiamo voluto conservare tale spirito. Alan Horn [presidente dei Walt Disney Studios, ndr] cercava le stesse tecnologie che abbiamo visto in “Vita di Pi” e “Avatar”. Quindi, perché non usare la tecnologia per creare un mondo intero che ti trasporta ? Facciamo veramente abbracciare questa nuova tecnologia e vediamo cosa possiamo fare se spingiamo al limite». Ciò che abbiamo visto fin ora dai trailer, c’è da dire, è davvero magnifico: il piccolo Mowgli si trova a parlare con un gigantesco serpente (il famoso Kaa) e ci sembra di poter essere inghiottiti anche noi dalle fauci estensibili del rettile. Come sembra di poter essere presi dal re Luigi, capo delle scimmie, quando Mowgli scappa dalle Tane Fredde per ricongiungersi con il branco. L’episodio è tra i più importanti del “Libro”, ma il personaggio di Luigi fu inserito dalla Disney ed essendo ben riuscito si è pensato di riproporlo. Con il doppiaggio di Christopher Walken, il che spiega lo charme del personaggio.
I doppiaggi, appunto, sono un fiore all’occhiello del film. Dopo che negli anni Duemila la DreamWorks introdusse il concetto di “doppiatore vip” facendone uno dei motivi del successo dell’azienda, le major americane hanno iniziato a rincorrere le star per farsi prestare la voce. La Disney è riuscita ad aggiudicarsi un degnissimo parterre: oltre al già citato Walken, ci sono Bill Murray nel ruolo di Baloo, Ben Kingsley in quello di Bagheera, Idris Elba per Shere Khan, Scarlett Johansson per Kaa, Lupita Nyong’o per Raksha e Giancarlo Esposito per Akela. La versione italiana del film risponde più che degnamente e chiama in gioco alcuni degli attori più significativi di questi desolanti ultimi anni di cinematografia italica: Neri Marcorè sarà Baloo, Toni Servillo Bagheera – ma chi scrive ricordava che la pantera fosse femmina: meglio non pensare a rigurgiti genderistici persino nella jungla indiana – Alessandro Rossi sarà Shere Khan, Giancarlo Magalli Re Luigi, Giovanna Mezzogiorno Kaa, Violante Placido Raksha, Luca Biagini Akela. Grandi nomi per uno spettacolo da non perdere. Chi ha fatto gli scout, poi, dato che i bambini piccoli sono educati con i racconti di Mowgli e gli educatori prendono i nomi dei personaggi del libro, troverà nel film una fascinazione particolare, anche nostalgica. Siamo tra questi: quanti ricordi incancellabili!
Insomma le aspettative sono altissime, e il pubblico italiano – tradizionalmente benevolo nei confronti di questo tipo di produzioni, e tre i quattro centinaia di milioni di euro possono fare la differenza tra un flop e un successo – dovrà soltanto scegliere se rifugiarsi nel ricordo del cartone d’antan o proiettarsi nella jungla ai macropixel ridisegnata da Fraveau e dalla casa di produzione. «Ho con la Disney un lungo rapporto perché la guardavo sia da bambino, sia da padre, con serate passate al cinema o a casa con le videocassette Il mio preferito è “La spada nella roccia”» dice a questo proposito Toni Servillo, la punta di diamante del doppiaggio italiano «Per quanto riguarda Bagheera, è colui [sic!] che indica al bambino la strada dell’esperienza, è il chiarificatore del bene e del male. È il maestro che ognuno vorrebbe avere. Ti fa vedere la strada da intraprendere ed è il fiancheggiatore nella crescita di Mowgli». Altrettanto positivo il giudizio (e vorremmo vedere!) di Neri Marcorè sulla produzione: «Ho imparato a leggere con i libri di “Topolino” quindi sono grato alla Disney, il mio preferito è “Robin Hood”, lo so quasi a memoria. Questo è un film bellissimo, un po’ manicheo, ma ci sta, eppure può rivolgersi anche agli adulti. In quanto a Baloo, ovviamente è il protagonista del film! Scherzi a parte, è un animale che rispetta meno le regole, giocherellone, ma sulla bontà del suo cuore non ci sono dubbi». Anche qui il nostro ricordo è diverso: Baloo era il maestro della legge e quindi il più ligio alla medesima. Ma in cinquant’anni (anzi, in oltre cento) le cose cambiano.
Continuando con i giudizi dei doppiatori sulla produzione, si registra l’entusiasmo di Violante Placido: «La tecnologia usata nel film ha creato un viaggio nella natura con un sound design pazzesco, vivi i pericoli della natura, sono intorno a te, ed è un’esperienza fantastica. Sono la mamma lupa e mi sento molto vicina a questo animale. La realtà, il rispetto del branco, la protezione che danno. Lei terrebbe per sempre Mowgli, mi sono emozionata infatti durante il doppiaggio. Invito veramente tutti ad andare a vedere il film invece che andare allo zoo». Genitoriale anche l’approccio di Magalli, che vive in questi anni momenti di grande protagonismo (fu candidato anche alla Presidenza della Repubblica, lo scorso anno): «Con due figlie ho sempre vissuto felicemente il compito di genitore che porta le bambine al parco giochi Disney. E sono felice che dopo vent’anni la Disney mi abbia richiamato: dopo “Hercules”, dove ero un caprone pelato, ora sono una scimmia gigante! Chissà se la Disney vede le foto prima di chiamare il doppiaggio! I personaggi sono anche dark, ma è quello che ormai i bambini vogliono!». Quest’ultima considerazione meriterebbe qualche riflessione supplementare, ma ci riserviamo di farla eventualmente dopo la visione del film. Anche un po’ di “dark”, per dirla con il conduttore di “Piazza Grande”, può starci bene nell’ottica del film.
Al cinema dunque, e immergiamoci nelle umide atmosfere subtropicali nelle quali Mowgli cresce e si arrampica, impara e lotta, in quella straordinaria metafora umana che da oltre cent’anni appassiona ogni generazione. «Erano le sette di una serata calda sulle colline Seeonee, quando Padre Lupo si svegliò dal suo riposo diurno, si diede una grattata, sbadigliò e distese le zampe una dopo l’altra, per scuotere un senso di torpore dalle estremità. Mamma Lupa era stesa con il grosso naso grigio sui suoi quattro cuccioli irrequieti e guaiolanti, e la luna risplendeva nella bocca della caverna che era la loro abitazione». Brividi. Il resto sarà la sala a dircelo.