Con 361 voti favorevoli e soltano sette contrari, è stato approvato alla Camera il disegno di legge della riforma Costituzionale, non votata dai deputati dell’opposizione. Il via libera finale alle riforme costituzionali arriva dopo due anni e passa la palla alla cittadinanza, che sul tema sarà chiamata a esprimersi attraverso un referendum. “Grazie a quelli che ci hanno creduto“, ha scritto su twitter il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, commentando così il via libera definitivo, aggiungendo ai cronisti: “Intanto godiamoci un risultato che è storico”. Nettamente contrario il commento del centrodestra, con il presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta, che conta sul fatto che “il popolo avrà diritto di dire ‘no'”. “Nonostante Renzi abbia voluto falsificare anche il significato del referendum, facendolo coincidere con se stesso, con un plebiscito sul suo nome. Nei fatti, questa riforma è diventata un ologramma di Renzi, e noi ci impegneremo a farlo svanire“, ha aggiunto Brunetta, chiarendo che “la Costituzionale di uno Stato, di una nazione, di un popolo, almeno in Occidente riflette, deve riflettere valori condivisi dalla larghissima parte di quel popolo, così è accaduto in Italia nel 1947. Oggi vediamo accadere il contrario”.
“Le ragioni del no non sono spiegabili cono ragioni di merito: riduce il numero dei politici, delle Regioni, fa chiarezza nei rapporti Stato-Regioni. Il no si spiega solo con l’odio nei miei confronti”, ha detto da Teheran il presidente del Consiglio Matteo Renzi.
In serata anche il commento di Silvio Berlusconi. “La Costituzione è la Carta fondamentale della nostra Repubblica. Andava migliorata, dove necessario, tutti insieme, con il contributo di tutte le forze politiche, nessuna esclusa”, ha detto, aggiungendo: “Un premier neppure mai presentatosi alle elezioni, supportato da una maggioranza incostituzionale e con l’apporto decisivo al Senato di 60 transfughi del centrodestra, ha voluto invece far prevalere l’arroganza dinanzi al buonsenso, consegnando al Paese una riforma sbagliata e pericolosa, tesa al proprio interesse e non a quello degli Italiani. La posta in gioco è il futuro dell’Italia libera e democratica così come gli Italiani l’hanno fortemente voluta nel secondo dopoguerra. Non consentiremo un ritorno ad un passato buio della storia del nostro Paese, ci batteremo al referendum per difendere la Repubblica Italiana dalla voglia di potere di un premier mai eletto“. IlGiornale