di Valerio Musumeci
«Non sono mai stato “dietro” a Beppe Grillo, ma al suo fianco». Così, nel 2012, Gianroberto Casaleggio scriveva al Corriere della Sera chiarendo i limiti del suo ruolo nel Movimento 5 Stelle. Oggi Casaleggio non c’è più: il cofondatore del M5S si è spento prematuramente e nella stessa aura di mistero che l’aveva accompagnato in vita. Ricoverato da tre giorni in ospedale, sotto falso nome. Operato al cervello – il software, avrebbe detto lui – qualche tempo fa, non aveva rilasciato dichiarazioni e la stampa stessa non le aveva cercate. C’era Grillo che dava la “comunione” grillina, del resto, la brava Virginia Raggi a Roma avviata alla vittoria. Dell’eminenza grigia del movimento, del “guru”, del re sotto la montagna non c’era tempo per occuparsi. Frattanto il re moriva.
«Mi hanno attribuito dei legami con i cosiddetti poteri forti, dalla massoneria, al Bilderberg, alla Goldman Sachs con cui non ho mai avuto nessun rapporto, neppure casuale» scriveva ancora al Corriere «Dietro Gianroberto Casaleggio c’è solo Gianroberto Casaleggio. Un comune cittadino che con il suo lavoro e i suoi (pochi) mezzi cerca, senza alcun contributo pubblico o privato, forse illudendosi, talvolta forse anche sbagliando, di migliorare la società in cui vive». Scriveva così, nel momento in cui, alla vigilia delle elezioni politiche del 2013, mezza Italia si domandava chi fosse il “guru” e dove avrebbe portato i suoi “adepti”. Il resto è storia.
Il teorico del web come strumento politico, della democrazia digitale e di tante altre cose ritenute assurde (alcune delle quali assurde sono) portò il M5S a prendere 8 797 902 voti al suo debutto nazionale, primo partito reso terzo dalla logica asfittica delle coalizioni. Elesse centosessantatre parlamentari tra deputati e senatori: molti dei quali lo avrebbero abbandonato, è vero, per il gioco della politica e dei suoi compromessi. Ma anche va detto che portò in parlamento molta gente seria e di talento: e ci perdonino i colleghi se non facciamo i soliti nomi di Di Battista e Di Maio – che pure è una promessa – ma citiamo il caso di Nicola Morra. Un professore di filosofia che diventa senatore e porta la filosofia in Senato. Un po’ quello che Casaleggio avrebbe voluto.
«Sono stato definito il “piccolo fratello” di Beppe Grillo, con riferimento al Grande fratello del romanzo “1984” di George Orwell» concludeva la lettera al Corriere «È evidente che non lo sono. La definizione contiene però una parte di verità. Grillo per me è come un fratello, un uomo per bene che da questa avventura ha tutto da perdere a livello personale». Se anche possiamo avere molti dubbi su Grillo e su tutto il M5S, oggi eviteremo di esporli. Il “guru” non c’è più. Onore alla sua memoria e da domani più attenti di prima alle mosse del Movimento, nel bene e nel male.