TV. Laura & Paola, successo in prima serata. Un varietà classico per le due artiste

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di Valerio Musumeci

Ma quanto costa uno studio televisivo? Quello di “Laura & Paola”, ad ogni modo, è obbiettivamente bellissimo. Lo show iniziato qualche sera fa su Rai 1si è svolto nella cornice ovale di uno studio anni Sessanta, con gradinate dalle quali non sarebbe parso strano vedere alzarsi Giorgio Gaber e Mina per annunciare un duetto o un simpatico gioco a premi. Le due showgirl, Laura Pausini e Paola Cortellesi, non sono ancora delle figure storiche ma sembrano davvero in gran forma: e sorprendentemente la Pausini sa essere una buona attrice mentre Paola canta parecchio bene. Il primo segmento del programma – ricco di sketch e cameo dei principali volti RAI, con anche Fiorello – lo mostra chiaramente: le due protagoniste entrano in scena cantando “Simili”, l’ultimo successo di Laura a cui Paola sa prestarsi prima di un siparietto sanza infamia e sanza lode dedicato alla diversa provenienza geografica delle due, l’una romana, l’altra romagnola. Pronti via, lo show – che si propone d’essere un varietà, e del bel varietà ha lo studio, appunto – può iniziare.

L’apparizione di un Fabio De Luigi in versione cerimoniere dà il via a uno sketch ben costruito dove si alternano, fate bene attenzione, “La solitudine” della Pausini e il panino con la cipolla della Cortellesi. Ma ecco intervenire, direttamente al chiosco del kebab, un Raul Bova con diecimila euro di vestito addosso: e si è già capito come proseguirà il programma, con una combinazione di musica e spettacolo anche piacevole se si pensa che, in genere, al posto di tutto ciò c’è la fiction con Peppe Fiorello (che per carità …). Tra ospiti improbabili – golosissimo l’intermezzo con due antipaticissime gemelle Kessler in versione cinese, altro giocoso omaggio al varietà – e altri battibecchi precompilati tra le due anchorwoman, si arriva al primo momento davvero intenso della serata. Entra in scena Andrea Bocelli, e per qualche minuto lo studio diventa un luogo di magia musicale, di dote insuperata, un tempio vero e proprio, come doveva essere, com’è.

Avevano questa formidabile caratteristica, le trasmissioni che fecero grande la RAI decenni orsono, ai tempi del bianco e nero degli studi (ma che bello studio) con i soffitti altissimi e i microfoni che calavano dall’alto quando un artista doveva cantare. E cioè che se fino a un momento prima si stava parlando – con classe, naturalmente – di qualcosa di comune e anche frivolo, subito dopo si poteva andare alle stelle con un pezzo di Battisti, con una Mina, di nuovo, con Gaber, ancora una volta, e non leggere ossimoro nella tessitura delle trasmissioni e nemmeno nel fatto che in una sede del Partito Comunista si cantasse “La collina dei ciliegi”. Quando Bocelli inizia a cantare è cosi: la Pausini è una grande artista e va bene, la Cortellesi ha una sua carnalità particolare, ma tutto ciò prende un sapore diverso quando il tenore si siede al piano (ma come fa?) e suona e canta e riempie lo studio e le case. C’è anche il tempo per commettere delle straordinarie gaffes, talmente straordinarie che forse saranno state scritte (dice Bocelli: “Laura, ma com’è che per vederti devo aspettare una tua trasmissione in Rai?”, e lei “Ma no, dai, ci vediamo spesso!”), e per intonare in tre “Pippi calzelunghe” per tenore e mezzosoprano. Con questo struggente chiasmo si va di nuovo in pubblicità. Al ritorno ci sono gli ABBA. Cantanti dalle due artiste con parrucche coordinate. Fabio De Luigi è sempre lì.

Si ritorna con altri duetti, finalmente fanno cantare la Pausini come si deve e lei dimostra che il Grammy Awards se l’è meritato. Il momento auto promozionale del disco magari poteva essere evitato, ma la RAI in fondo è un carrozzone su cui ogni tipo di merce si carica e si scarica, niente di nuovo sotto le luci di studio. Meglio il disco della Pausini che lo spot sui deodoranti per ambienti. Ecco anche le date del tour, e forse farci un programma sopra è un po’eccessivo ma ci pensa De Luigi a ricordare che a Roma, oltre al concerto della nostra all’Olimpico, c’è anche il Giubileo. Però, mica male Fabio. Il momento successivo è una scena molto intensa con videoclip dal vivo di Marco Mengoni, proditoriamente in prima serata – la canzone “Guerriero” però è bella e matura, e viene inserita in un bel contesto, ovvero una riflessione sul bullismo nelle scuole. Mengoni continua a cantare mentre la Cortellesi recita un monologo su un bambino vittima di violenze che arriva a perdonare coloro che lo prendono in giro. Certo che è brava la Cortellesi. Entra poi in scena Noemi, che anche giù di voce è una cantante con i fiocchi e regala momenti piacevoli anche al regista, che si sbizzarrisce a inquadrarla in tutte le pose possibili. “La borsa di una donna” senza nastrini arcobaleno è bella uguale, cara Noemi.

Tra tutte queste cose, tra momenti alti e bassi, “Laura & Paola” si avvia alla conclusione. Seguiremo anche le altre puntate, ma qualche cosa intanto si è dimostrata. E cioè che quando il servizio pubblico mette mano ai soldi – e glieli diamo più che volentieri, se il risultato è questo sontuoso pot-pourri – il risultato arriva. Viceversa restano le produzioni pasticciate, le serate di recupero, i film ripescati dall’archivio. Allora sì che “Techetechete” ci sembra il programma migliore di Mamma. Quando si ha coraggio, invece – e in questo come non vedere il coraggio, prendere due grandi artiste e spiattellarle lì in mezzo a milioni di volti, il rischio dell’asfissia c’è – le belle cose si possono fare. Giusto mentre scriviamo ciò appare sul video Virginia Raffaele, siamo proprio verso la fine: e si vede che abbiamo scritto giusto, se stiamo ridendo.