di Andrea Di Bella
Sfascisti nel centrodestra almeno per due motivi. Anzitutto perché la parola data e gli accordi – in politica come in tutti gli ambiti – è sacra. Archiviate le primarie, a Roma è accaduto che Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni si siano riuniti per scegliere insieme il miglior candidato sindaco della Capitale, a seguito della disgustosa esperienza di Ignazio Marino e del Partito Democratico. L’intesa che consisteva nel convincere Guido Bertolaso a guidare un’ampia coalizione civico-politica di centrodestra è stata unanime: tre su tre. L’indomani i distinguo, le polemiche, gli smarcamenti ed infine la rottura. E’ la solita rincorsa alla leadership nazionale di un’area politica vastissima, giocata in questa occasione sulla pelle dei romani. Non si usa infatti un’elezione amministrativa, sia pure indubbiamente significativa come quella romana, per stabilire chi alle Politiche dovrà guidare la coalizione. Certo non si fa contravvenendo ad un accordo sottoscritto ben preciso. A maggior ragione se a guastare la festa è il leader di un partito che per più di vent’anni ha gridato “Roma Ladrona”, e che proprio in quella Roma ha al suo seguito non più dell1,5% dei consensi in ogni rilevazione.
Dal canto suo Giorgia Meloni, giovane brillante e capace, ha mostrato di avere meno spina dorsale di quanta ne servisse: prima sì, poi no, poi sono incinta, poi “nessun uomo può dirmi cosa fare”. Inutile aggiungere ulteriori commenti, specie se ad essere stato scomodato è un professionista di prim’ordine come Guido Bertolaso, personalità riconosciuta della lotta alle emergenze. Un personaggio che ha forse peccato di imprudenza quando si è trovato a parlare di immigrati e rom nella Capitale, ma che ha corretto immediatamente il tiro in rispetto degli alleati e dimostrando il suo non “essere politico”, una condizione imprescindibile nel bel mezzo di una condizione attuale di antipolitica galoppante. L’ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso è senza dubbio il miglior sindaco che Roma possa desiderare. E adesso l’attenzione si sposta: se il candidato di Berlusconi (Bertolaso) otterrà anche solo un consenso in più di Giorgia Meloni (che avendo creato una spaccatura gravissima nel centrodestra romano – oltre che avendo trasformato la partita romana in una partita politica nazionale – sa benissimo di non poter minimamente sperare di riuscire a conquistare la poltrona di primo cittadino), il duo Salvini-Meloni dovrà necessariamente trarne le dovute conclusioni.