Paternò. Il flop del governo di Mauro Mangano e la maggioranza che non c’è

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Mauro Mangano, sindaco di Paternò

Quando una città continua ad inanellare una serie di sconfitte, si pensi alla battaglia (allo stato attuale perduta da parte della politica) in merito all’ospedale di Paternò, è evidente che vi è qualcosa di rilevante che non funziona. Quando governo locale e burocrazia vengono più volti citati sulla stampa locale per aver perduto finanziamenti importanti (rimandiamo in merito ad articoli pubblicati in questi anni su diversi media a firma di Mary Sottile, Anthony Distefano, Salvo Faraci ed altri colleghi), quando un governo non riesce a rilanciare né le periferie né il centro urbano (ormai diventato una neo-periferia che rischia di trasformarsi in un “non luogo”, per citare l’architettoFrancesco Finocchiaro), è evidente che i problemi sono molti ed irrisolti. Basta trovare un po’ di tempo per fare un giro della città per poter guardare con i propri occhi il degrado di periferie abbandonate e non adeguatamente pulite.

Di recente, su “95047.it” un ampio articolo di Anthony Distefano (che riprendeva anche le denunce su “La Sicilia” da parte di Mary Sottile e Salvo Spampinato) ha raccontato l’abbandono del quartiere Scala Vecchia, una metafora degli errori e dei ritardi della politica locale, la cosa emblematica è che la situazione di degrado ed abbandono rimane tale nonostante il cambiar dei governi. Tanti annunci, pochi fatti concreti. Strade piene di buchi o sterrate, strade che in realtà non sono tali ma andrebbero definite come delle trazzere. Sulle periferie in degrado ricordiamo, in questi anni, anche articoli di Lucia Paternò direttrice de “L’Indipendente”, Sara Cavallaro e Francesca Putrino (su “Ciak Telesud”), Orazio Caruso (su “Il Giornale di Sicilia”) Andrea Di Bella (su “Freedom24”). Il punto è che non si tratta di luoghi turistici di campagna, ma luoghi urbani da risanare e valorizzare. Il giro nelle periferie lascia l’amaro in bocca, da Nord a Sud, da Ovest ad Est. Al di là di alcuni luoghi, l’immagine che prevale è quella della mancata cura. Tempo fa lanciammo una idea ai governanti locali, inascoltata ovviamente, spiegammo che per poter rilanciare alcuni luoghi della periferia avrebbero potuto chiedere aiuto al grande architettoRenzo Piano, senatore a vita, che facendo volontariato culturale e con spirito da mecenate si occupa del “rammendo delle periferie”, finanziando progetti di giovani architetti. Non ne abbiamo saputo nulla. E la città, inoltre come sottolinea l’architettoAngelo Perri, continua a non avere un nuovo piano regolatore.

La questione del declino di Paternò parte dalla mancanza di un chiaro e razionale, e ben dettagliato, progetto di politica economico-sociale. Il mancato decollo della zona industriale di Tre Fontane è il simbolo dell’assenza di vero dialogo del governo Mangano con le forze sociale ed i cittadini. Ha in pratica ripetuto gli stessi errori dei governi precedenti. Ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Del resto, le sue difficoltà di dialogo anche con i propri alleati hanno portato il sindaco Mangano a perdere la maggioranza in consiglio comunale; pensate aveva una coalizione di ben 18 consiglieri ed è riuscito inanellando una serie clamorosa di errori a dimezzarla, a farla liquefare. Tanto che, nei momenti cruciali, ha dovuto far ricorso ad appoggi esterni, restando in piedi con l’appoggio (diretto o indiretto fate voi) di consiglieri post-fascisti, democristiani della prima repubblica, ex democristiani lombardiani. Dando vita ad una ammucchiata che lascia allibiti molti di coloro che l’hanno sostenuto credendo in un progetto di vero cambiamento, di rottura delle logiche politiche del passato. Ci racconta l’avvocato Paolo La Spina, un cittadino attento che ci tiene informati anche di passaggi che ci sfuggono della vita locale, il suo stupore dinanzi al fatto che il sindaco Mangano abbia trascurato e continui a trascurare il dialogo con i tanti cittadini che l’hanno votato. Preferendo invece il dialogo con chi ha “pacchetti di voti” da prima Repubblica. Riportiamo le posizioni di La Spina non solo in quanto sostenitore della prima ora di Mangano (ha rifiutato impegni diretti in politica mostrando il suo totale disinteresse verso il potere), ma anche perché crede ancora nel cambiamento. Perché non vuole rassegnarsi, così come tanti altri cittadini, a vedere Paternò nell’abbandono e nel degrado che colpiscono diverse sue aree.

Angelo Rizzuto, altro sostenitore della prima ora di Mangano, e cittadino attivo e militante nel centrosinistra ci ha raccontato al telefono: “Non comprendo come una persona intelligente come il sindaco Mangano non riesca a cogliere che non solo buona parte dei suoi elettori non capisce il suo chiudersi in sé stesso, ma che buona parte dei cittadini non sa nemmeno quali azioni stia ponendo in essere per rilanciare la città. Altre comunità stanno crescendo sul piano economico, sociale e culturale, nonostante le tante difficoltà, perché si aprono al mondo esterno, perché hanno dei progetti concreti. Il governo locale non si capisce quale direzione abbia intrapreso. Mangano, e gli è stato detto in riunioni politiche anche da persone più autorevoli di me, non comprende il solco crescente fra lui e la società civile. Inoltre le sconfitte che la città subisce, colpita da una crisi economica senza precedenti, rischia di far prevalere la rassegnazione. Segnalo infine, che diversi amici del centrosinistra che a livello nazionale votano Pd, a Paternò sono pronti a votare per i 5 Stelle alle prossime amministrative”. Va oggettivamente detto, che il Movimento 5 Stelle a Paternò non ha praticamente sbagliato una mossa, critiche puntuali e costruttive, atteggiamento non gridato, presenza nella città. Un linguaggio vivace ma equilibrato, molti giovani impegnati che non sgomitano per fare i presenzialisti. Non vi è dubbio che se azzeccano il candidato e si aprono di più alle forze sociali potranno dire la loro in maniera seria alle prossime elezioni. Così come potranno dirla esponenti di centrosinistra o centrodestra che sono già in campo o lo saranno presto con alleanze con le forze sociali e civiche.

Dagli scenari futuri torniamo al triste presente. Una città che ha buone individualità ma non riesce a fare squadra. Questo è un classico di Paternò. Ma chi governa perché non ha lavorato per far crescere lo spirito d’unione? Perché ha lasciato cadere nel dimenticatoio idee brillanti e fattibili per il decollo della zona industriale, la nascita della zona artigianale, la creazione di una moderna zona commerciale? Perché a Paternò deve essere inascoltato dal governo locale un artista di livello internazionale quale Barbaro Messina pronto a dare una mano in maniera pura? Forse perché denuncia “i fallimenti delle politiche culturali” che sono noti a tutti coloro che non guardano la realtà con occhi faziosi? Su alcuni limiti culturali locali abbiam letto anche opinioni interessanti di Francesca Coluccio su “Zona Franca”. La crisi di Paternò e l’allarme sui temi di etica e legalità è stata più volte ben spiegata dalla direttrice di sudpress.it, Simona Scandura.

Infine ma non ultimo, un aneddoto curioso riferitoci da Giancarlo Ciatto. Mangano disse tempo fa a Ciatto, suo ex alleato: “Sempre critiche mi fate, mai applausi!”. Al che il consigliere comunale dice di aver risposto: “Ma noi dobbiamo stimolarti criticamente per far crescere la città, mica metterci ad applaudirti”. Più avanti ruppero la loro alleanza, come è noto. La democrazia dell’applauso è populistica e demagogica. E non porta risultati. Quando il sipario si chiuderà a fine legislatura, non basterà ascoltare i fischi, i commenti delle fazioni opposte. Occorrerà invece che chi vuol salvare la città crei (o meglio abbia già creato) un progetto organico e razionale, andando oltre le contrapposizioni, lanciando il cuore oltre l’ostacolo. Altrimenti potrà rivincere, anche un sindaco che ha accumulato diverse sconfitte, oppure torneranno altri passati. Create nuovi sogni realizzabili altrimenti torneranno gli incubi. (di Salvo Fallica per L’Indipendente)