di Redazione
La notizia, date le contingenze, è di quelle che non passano inosservate. Ed ha come protagonista l’Ente Comunale di Paternò, i suoi amministratori ed il Consiglio Comunale. Il fatto: lo scorso giovedì 13 febbraio è stata convocata una conferenza dei capigruppo consiliari dal presidente dell’Assise Civica Marco Tripoli, con due punti all’Ordine del Giorno: programmazione lavori consiliari e comunicazioni dell’Amministrazione Comunale. Durante la capigruppo nessuna programmazione del Consiglio è stata affrontata, essendo probabilmente l’obiettivo unicamente quello di fare interagire l’Amministrazione Comunale con i capigruppo. Così è di fatto accaduto, alla presenza del sindaco Nino Naso e di alcuni assessori, tra cui spicca Giuseppe Torrisi, titolare della delega alla Legalità.
Al centro della discussione, come riferito e appreso da più fonti consiliari, vi era la possibilità di redigere un documento congiunto tra maggioranza e opposizione per esprimere contrarietà alla nomina dell’ispezione antimafia disposta dal Prefetto di Catania su richiesta del Ministero degli Interni a seguito del delinearsi dei contorni dell’inchiesta della Procura di Catania denominata “Athena”, che vede attualmente imputati il primo cittadino paternese e due ex assessori per reati gravi quali voto di scambio con la mafia, verificatosi secondo gli inquirenti in occasione delle elezioni Amministrative del 2022, ed il cui processo si celebrerà a partire dal prossimo mese di settembre 2025.
Un documento, come riferito, ritenuto assolutamente “opportuno da redigere” dato che nel Comune di Paternò – a detta dell’assessore Torrisi, anche in rappresentanza delle posizioni del sindaco – non vi sarebbero mai state infiltrazioni mafiose. Tuttavia, tale posizione non risulta essere condivisa da nessuna forza politica di opposizione, trovando verosimilmente sponda solo nel Movimento per l’Autonomia e forse anche in Forza Italia.
La richiesta di ispezione attualmente in corso da parte di 7 ispettori e che mira a scavare in profondità e con estrema attenzione in tutti gli atti pubblici dell’Ente fin dal 2017, era stata avanzata dallo stesso sindaco con un appello reso pubblico in conferenza stampa alcune settimane fa, con parole rivolte direttamente al Prefetto etneo, con l’obiettivo di fare chiarezza sulla situazione amministrativa. Ora che l’ispezione è stata avviata, però, l’Amministrazione sembra cercare un fronte comune con l’opposizione per contestarne l’opportunità.
Va aggiunto che in questo quadro un ruolo centrale lo avrebbe assunto l’assessore alla Legalità, Pippo Torrisi, il quale avrebbe invitato i consiglieri comunali a prendere pubblicamente posizione contro l’ispezione, sollecitando anche “l’intervento dei loro referenti politici”. Torrisi avrebbe inoltre sostenuto che, in caso di scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose, nessuno degli attuali consiglieri potrebbe ricandidarsi. Tuttavia, la normativa prevede che l’incandidabilità riguardi solo coloro che risultassero direttamente coinvolti nei provvedimenti di scioglimento e non chi ne fosse estraneo.
Resta ancora aperta la questione delle dichiarazioni fatte dallo stesso assessore alla Legalità Giuseppe Torrisi in Consiglio Comunale ormai mesi addietro, riguardo a non meglio precisati lavori pubblici dell’Ente mai completati e “…incrementati da importi non dovuti”, e alle eventuali responsabilità dei funzionari coinvolti.
Nel frattempo, resta da chiarire quale sia l’orientamento dell’Amministrazione Comunale: se respingere l’ispezione come atto ritenuto ingiustificato o se collaborare con gli inquirenti per accertare eventuali irregolarità. Un tema che assume particolare rilievo anche alla luce di quanto riportato recentemente dal quotidiano La Sicilia, secondo cui dalle carte dell’inchiesta emergerebbe l’accusa nei confronti dell’ex assessore Salvatore Comis di essere un uomo di fiducia di un’organizzazione criminale.