Parole di fuoco quelle di Carlo Calenda in visita a Catania, prima tappa di un tour siciliano che proseguirà a Messina e Palermo. Per il leader di Azione, la gestione regionale dell’Isola è un disastro senza fine, tanto che lo Stato dovrebbe intervenire e togliere alla Regione le competenze che non esercita.
Sanità, strade, acqua: la Sicilia annaspa, mentre l’Assemblea Regionale Siciliana è tra i parlamenti più pagati e meno operativi d’Italia. “Oggi in Sicilia si spende quanto la Lombardia per la sanità, ma qualcuno può dire che i servizi siano allo stesso livello?” attacca Calenda, evidenziando l’incongruenza tra risorse disponibili e risultati ottenuti.
Ma il vero punto critico è la gestione delle risorse economiche. “La Sicilia si tiene il 70% dell’Irpef e tutta l’Ires, ma non riesce a far accadere nulla“, denuncia Calenda, bollando l’autonomia speciale come un esperimento fallito, utile solo a una classe politica più interessata al consenso che alla risoluzione dei problemi. La soluzione? Togliere alla Regione la gestione delle infrastrutture essenziali e affidarle direttamente allo Stato. Un attacco frontale che fa discutere, ma che solleva una domanda inevitabile: quanto ancora può andare avanti questa situazione?