Dipendenti pubblici: oltre 15mila sospesi o licenziati in 5 anni, tra assenze ingiustificate e reati

Sharing is caring!

Numeri tutt’altro che rassicuranti emergono dall’analisi del Centro Studi Enti Locali, che ha passato al setaccio i dati del Ministero per la Pubblica Amministrazione: negli ultimi cinque anni, più di 15mila dipendenti pubblici hanno subito sospensioni o licenziamenti per varie irregolarità.

A guidare la classifica dei settori più colpiti è, con un eloquente 30%, il comparto sanità, seguito a ruota dai ministeri e dalle agenzie statali (27%) e dagli enti locali, con i comuni al 20%. Meno coinvolte, ma non esenti, le scuole (11%), gli enti pubblici vari (4%), le Regioni (3%) e, in coda, università e province (entrambe ferme al 2%).

Anche lo scorso anno ha registrato un numero considerevole di licenziamenti: circa 650, proprio come nel 2022. La prima causa, responsabile del 35% dei provvedimenti, è stata l’assenza ingiustificata dal servizio. Si tratta di dipendenti che hanno disertato il lavoro senza preavviso, presentato certificati medici falsi o dichiarato malattie inesistenti.

Subito dopo, con il 33%, troviamo i licenziamenti legati a reati, che spaziano da frodi a illeciti di vario genere. Infine, il 26% dei provvedimenti ha riguardato negligenze, inosservanza di ordini di servizio, false dichiarazioni e comportamenti scorretti verso colleghi, superiori e cittadini.

Una fotografia che evidenzia come la macchina della pubblica amministrazione sia ancora gravata da sacche di inefficienza e irregolarità, con situazioni che vanno dall’assenteismo cronico a veri e propri illeciti. E mentre si discute di riforme e di turn-over generazionale nel pubblico impiego, questi dati fanno riflettere sulla necessità di controlli più stringenti e di una maggiore responsabilizzazione di chi lavora nella PA.