Sicilia, crisi nel Partito Democratico. Aria di commissariamento per il partito

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Il Partito Democratico in Sicilia è scosso da tensioni interne sempre più evidenti, legate sia alla recente approvazione della manovra di stabilità regionale sia alle modalità di svolgimento del congresso regionale, previsto tra marzo e aprile. Il nodo centrale resta: affidare il voto ai soli tesserati o aprire alle primarie?

Le polemiche si sono intensificate dopo che il gruppo parlamentare del PD all’Assemblea siciliana, pur votando contro il maxi-emendamento del governo Schifani, è riuscito a ottenere alcune norme favorevoli. Questo compromesso ha permesso all’amministrazione regionale di approvare bilancio e finanziaria entro fine anno, un traguardo che mancava da vent’anni.

La strategia del dialogo con il governo ha però diviso il partito. Da un lato, c’è chi critica i parlamentari PD per aver “parcellizzato” i fondi ottenuti seguendo interessi territoriali. Dall’altro, la maggioranza del gruppo parlamentare rivendica il risultato, sottolineando come l’intervento all’ARS abbia migliorato la manovra, orientando risorse verso misure più generali e utili.

Questo scontro politico riflette, secondo molti dirigenti, le spaccature sul congresso imminente. Le tensioni sono palpabili, con una chat interna rovente e ipotesi che vanno dal commissariamento del PD siciliano a un referendum interno che rischierebbe di dividere ulteriormente il partito. Si parla anche di possibili dimissioni nella segreteria regionale, guidata da Anthony Barbagallo, ma al momento non ci sono conferme ufficiali.

L’attenzione è ora rivolta all’11 gennaio, data in cui dovrebbe tenersi l’Assemblea regionale del PD per discutere del regolamento congressuale, anche in relazione alla recente delibera della commissione di garanzia nazionale. Tuttavia, in un clima così teso, c’è chi non esclude un rinvio dell’evento.