Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non arretra di un millimetro nella sua strategia: spingere Vladimir Putin verso la pace attraverso la pressione militare. In un nuovo appello, Zelensky ha rinnovato la richiesta alla Germania di fornire ulteriori armamenti, ventilando anche l’ipotesi di un dispiegamento temporaneo di truppe straniere in Ucraina, almeno fino all’eventuale adesione del Paese alla Nato.
Intanto, dall’altra sponda dell’Atlantico, il presidente americano eletto ma non ancora insediato Donald Trump ha commentato la situazione in modo inaspettatamente diretto: “Zelensky vuole la pace, pensa che il momento sia maturo”, ha dichiarato, sottolineando però che anche Putin “dovrebbe pensare che sia giunto il momento: quando perdi 700.000 persone, è il momento di fermarsi”. Un’affermazione che, sebbene carica di pathos, riflette il cruento bilancio umano del conflitto in corso.
Di tutt’altro avviso, il presidente russo Vladimir Putin, che, durante la cerimonia per la consegna delle medaglie Stella d’Oro agli Eroi della Russia, ha ribadito la sua incrollabile fiducia in una vittoria nel teatro ucraino. “Non ci sono dubbi sul fatto che vinceremo. Nessuno sarà in grado di spezzare la Russia”, ha sentenziato, in un discorso intriso di retorica patriottica.
Le dichiarazioni di entrambi i leader sottolineano come, al momento, la pace sembri un traguardo ancora lontano, sebbene i toni dei principali attori globali inizino a suggerire che l’ombra della diplomazia non sia del tutto sparita dal campo di battaglia.