Francia, idee dopo il risultato elettorale – di Mario Adinolfi

Sharing is caring!

di Mario Adinolfi

La vittoria della sinistra più radicale unita ad una partecipazione al voto senza precedenti negli ultimi 40 anni mi racconta una Francia che non immaginavo, in cui Macron vince la sua ardita scommessa. Marine Le Pen avrebbe ottenuto 297 seggi e la maggioranza assoluta se si fosse votato a turno secco? Non è un’affermazione che si può fare con onestà intellettuale, certo RN era in testa in 297 collegi domenica ma oggi si ritrova con appena 135 seggi. In Francia da mezzo secolo si coalizzano con qualsiasi formula pur di non far arrivare al potere la famiglia Le Pen.

In Italia lo spauracchio del “fascismo” funziona molto meno e al potere la Meloni ci è arrivata. In Europa però stenta e viene isolata, fregata pure da Salvini che si è preso il rapporto con Orban e Vox. L’esultanza del Pd fa sorridere, il trionfo di Mélenchon spiega che in prospettiva il campo largo vedrà crescere Ilaria Salis più di Elly Schlein, in Francia la sinistra ha vinto radicalizzandosi. Poi, governare sarà difficile ma il potere è sempre un buon collante. Manca, in Francia come in Italia, una visione valoriale forte da contrapporre a quella delle sinistre che sono riuscite a far penetrare nella società i loro valori.

Ormai è chiaro cosa vuole essere la sinistra del XXI secolo, una strana mescolanza di laicismo e “nuovi diritti” con una spruzzata di ambientalismo radicale e battaglie identitarie storiche come il sostegno alla Palestina. Per chi di sinistra non è che progetto si propone? Il fallimento nel giro di tre giorni sia di Sunak in Inghilterra che di Le Pen in Francia mi convince sempre di più che proporsi solo come unione di forze che servono a non far governare una sinistra effettivamente pericolosa sia non solo ampiamente insufficiente, ma in prospettiva perdente.

Serve la costruzione di un campo che sappia davvero proporre una visione valoriale alternativa e radicalmente contrapposta che spieghi che i nuovi diritti sono ciarpame che mina i veri diritti, che rinnovare non vuol dire rinnegare, che ha senso la difesa di una cultura complessiva di un Paese dall’ondata di scristianizzazione voluta dal laicismo. Anche la Le Pen si era molto “ammorbidita” in particolare sui temi antropologici, così come il centrodestra in Italia da Marina Berlusconi ai leghisti formato Zaia rincorre le sinistre proprio su quei temi, rischiando se non di perdere certamente di perdersi. Bisogna sapersi regalare uno sguardo sul mondo infelice, portando a galla le ragioni dell’infelicità complessiva che attraversa la società tutta intera impegnandosi non a mitigarla, ma a sradicarla tornando a proporre un senso o almeno una direzione di marcia.

Alla France Insoumise che è in realtà una Francia Infelice che rispolvera il giacobinismo credo che bisognerebbe contrapporre il fronte di forze che ristabiliscano il diritto alla “pursuit of happiness”, alla ricerca della felicità che non può essere che valorialmente radicata. Una bandiera con un cristiano sorriso mi sembra l’unica risposta vera alla Francia giacobina che il 14 luglio festeggerà la sua nuova presa della Bastiglia entrando a Palazzo Matignon dopo aver vinto, davvero sorprendendomi, le elezioni del 7 luglio 2024.