Paternò, sindaco senza maggioranza. Virgolini: “È il peggio, si dimetta”

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Alfio Virgolini, capogruppo di FdI in Consiglio Comunale a Paternò.

di Redazione

Il dato incontrovertibile della politica paternese, oggi, è uno: il sindaco di Paternò Nino Naso non ha più una maggioranza in Consiglio Comunale, abbandonato da un numero considerevole di consiglieri e una trafila infinita sostenitori, più o meno influenti, nel frattempo tutti persi per strada. Ma sul piano istituzionale, la foto amara che emerge è una condizione imbarazzante della seduta del Consiglio Comunale di due giorni fa in cui è stata bocciata di fatto la proposta delle variazioni di bilancio necessari per andare avanti. Significative le dichiarazioni del capogruppo di FdI Alfio Virgolini e già candidato sindaco nel 2022 proprio contro Naso, che ha rilasciato una dichiarazione che non lascia spazio ad interpretazioni al periodico locale La Gazzetta RossAzzurra a firma Felice Candela: “Quella di martedì scorso è stata una serata topica, un giro di boa rispetto alla storia di questa amministrazione. I consiglieri hanno certificato non solo che il sindaco non ha la maggioranza a sostenerlo, ma non ha neanche i numeri per mantenere la minima presenza in Consiglio per la validità. È una crisi politica profonda e grave – dichiara Virgolini – che solo gli idioti possono non vedere, siamo alla cosiddetta anatra zoppa dalla quale, se avesse dignità politica, dovrebbe trarne le dovute conclusioni. Con un sussulto di orgoglio dovrebbe dimettersi. Questa condizione arriva dopo le note vicende giudiziarie che lo vedono coinvolto e che porta ad una presa di distanza anche da parte dei suoi. Nel particolare ciò che prima con atti di furbizia venivano portati in Consiglio delibere che comprendevano tutto e il suo contrario, contrabbandandoli come provvedimenti per la città e che malgrado la nostra giusta opposizione, con al forza dei numeri approvava, adesso la musica è cambiata, ognuno si è reso conto della natura delle cose e non vuole essere coinvolto nei pastrocchi dell’Amministrazione, nella caduta rovinosa che si profila, per non essere complici di un fallimento politico certo. Chiunque dopo una debacle simile si sarebbe dimesso. Ma Nino Naso è questo, il peggio”.

Più tecnica il consigliere comunale Maria Barbara Benfatto, sempre su La Gazzetta RossAzzurra: “L’Amministrazione ha nuovamente fallito per mancanza di trasparenza. La riprova è che in Consiglio a ratificare una variazione di bilancio di 7 milioni di euro fossero solo in 7 e questi sono i numeri dell’attuale “maggioranza” se così ancora si può più chiamare. La delibera che non è passata per mancanza del numero legale presentava almeno tre problemi per competenza, tempistica e contenuto. Competenza: il Consiglio Comunale non doveva essere investito di questa ratifica, bastava l’operato della Giunta. Il segretario ha fatto arrivare in Consiglio la proposta motivandola sulla base del combinato disposto dell’art 175 e 187 del TUEL, ovvero essendo in gestione e non in esercizio provvisorio, posto che la seconda norma fa riferimento solo all’esercizio, secondo lui la variazione andava gestita come caso generale cioè con la ratifica prevista dalla prima disposizione. Ho rilevato che lo stesso ragionamento deduttivo ma con un risultato differente poteva essere fatto utilizzando l’art 163 del tuel con i principi contabili dell’allegato 4/2 del dlgs 118/ 2011 per cui in gestione provvisoria si possono compiere solo alcune operazioni e tra queste non era scontato che ci fossero variazioni in avanzo presunto. Qualora fosse riconosciuta la possibilità di operare tale variazione comunque bisognava dare prova del danno all’ente per cui ho rilevato che le note dei capi settori non erano esplicative di quanto richiesto dalla normativa ovvero un danno certo e irreparabile e che in alcun modo vi era trasparenza sulle operazioni, posto che non veniva indicato come venisse utilizzato l’avanzo voce per voce. Nella seduta consiliare del 14 non arrivano risposte ma solo la presa di posizione da parte del segretario e degli uffici e degli assessori presenti che la delibera andava votata. Ma basta solo questo? Tempistiche: la delibera di Giunta è del 19 aprile e viene portata in Consiglio Comunale il 13 giugno, cioè 5 giorni prima della scadenza della ratifica (che qualora fosse stata necessaria deve avvenire entro 60 giorni). Se fosse stata urgente quindi non si sarebbe arrivati in prossimità del termine. Sembra più un tentativo di utilizzare una finta urgenza insieme con lo spauracchio non provato del danno per spingere il consiglio nella confusione e votare di impulso. Contenuto: una grande scatola cinese perché all’interno della variazione di 7 milioni di euro solo il 25 % del totale era costituita da somme in avanzo per i servizi sociali. Per i quali comunque, oltretutto, si scopre che l’impegno di spesa era stato fatto il 14/06, con pubblicazione il 17 all’albo pretorio quindi viene creato appositamente, l’eventuale potenziale danno paventato ad aprile (impegno ancora revocabile) in corso del dibattimento consiliare come a voler legittimare l’investitura del Consiglio stesso”.