Il 23 aprile scorso, il Consiglio dei Ministri ha approvato il Ddl IA, il disegno di legge sull’intelligenza artificiale. Il testo, al momento all’esame del Senato, tocca vari argomenti ispirandosi al Regolamento europeo AI Act. L’obiettivo del provvedimento del Governo Meloni è quello di promuovere un utilizzo responsabile e trasparente dell’intelligenza artificiale. Vi è anche un altro motivo per cui l’esecutivo ha deciso di portarsi avanti su questo tema, in concomitanza con l’approvazione dell’AI Act europeo.
Il governo, e la stessa premier, è intervenuto più volte sul progresso tecnologico e i pericoli degli strumenti di IA generativa. Meloni vuole portare l’Italia ad essere protagonista del dibattito così centrale in questo periodo storico per le economie principali tanto che ha invitato Papa Francesco – prima volta nella storia del G7 – a partecipare ai lavori dell’incontro tra i grandi della terra per discutere proprio di rischi e minacce dell’intelligenza artificiale.
Ma cosa contiene il ddl IA, ovvero “Disposizioni e delega al Governo in materia di intelligenza artificiale”?. Il testo si compone di 26 articoli e già dalle definizioni e dalle finalità si evince il modello europeo. Anche il governo italiano ha improntato la questione su una visione antropocentrica, ovvero con l’essere umano al centro con i suoi diritti e le sue libertà.
I principi di sicurezza, non discriminazione, trasparenza sono alla base della proposta. Secondo il testo, l’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale non deve pregiudicare la vita democratica e istituzionale del paese, un chiaro riferimento ai deepfake e alle varie derive che un uso poco responsabile delle IA può portare.
Il tema dell’informazione e dei media è cruciale perché prevede l’obbligo di rendere visibile e riconoscibile per gli utenti che un contenuto è stato modificato o creato dall’intelligenza artificiale. In questo contesto anche il consenso informato è fondamentale, ora che l’intelligenza artificiale sta facendo progressi anche nel campo della medicina, il testo stabilisce che il paziente deve essere informato in modo chiaro sull’utilizzo di tali strumenti.
Il Ddl IA ha una chiara impostazione antropocentrica che si denota anche negli articoli relativi all’utilizzo di software di intelligenza artificiale nell’ambito lavorativo. Questi strumenti devono essere di ausilio al lavoratore e non sostitutivo, devono apportare benefici e maggiore produttività. Anche nelle professioni intellettuali il contributo umano deve prevalere sulla macchina. Assunto che emerge anche dagli articoli relativi al diritto d’autore che insiste sulla protezione di opere frutto dell’ingegno umano. Per quanto i software possano agevolare il lavoro, le decisioni dipendono sempre dalla persona fisica.
Secondo molti esperti, il Ddl IA è molto vago e incompleto ma soprattutto senza stanziamenti di fondi. Ci si aspettava, forse, un disegno di legge un po’ più strutturato e complesso e con un chiaro disegno strategico anche dal punto di vista di investimenti. Se l’Italia vuole davvero competere con le grandi potenze mondiali nel campo Tech, il primo passo da fare è investire nel settore per la formazione e l’acquisizione di sistemi all’avanguardia. Il testo è ancora all’esame del Parlamento e si spera che arriveranno emendamenti volti a correggere gli errori e le mancanze del disegno di legge su un argomento così cruciale, se Roma vuole essere protagonista in questa rivoluzione tecnologica e sociale.